Tortura: una legge necessaria per la liberazione delle vittime

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Lui è in giro, io non dormo, non mangio, non riesco ad attraversare la strada’, mi diceva una donna pestata a sangue dal marito, immobilizzata dalla paura perché il dispositivo legislativo permetteva al suo persecutore di girare indisturbato per la città. La stessa nella quale la aveva ridotta in fin di vita, prima che fosse ospitata in una casa protetta. Non temeva altre botte, ma l’impunità dell’uomo. La violenza non era stata né riconosciuta, né perseguita. Per questo motivo ella non riusciva a trovare pace. Un anno di pura tortura.

In molti casi l’impunità del carnefice determina uno stato di paralisi della parola della vittima, creando una situazione di afflizione nella quale la violenza si ripete all’infinito, senza mai liberare chi ne è stato oggetto. Lo stato di vittima è una gabbia spesso simbolica, una prigionia che va oltre le  cicatrici sulla carne. Nelle frasi di tante donne oggetto di abusi, di uomini adulti che hanno subito gli appetititi di orchi incontrati nell’infanzia, risuona costante un motivo: ‘Ho potuto finalmente rinascere quando chi mi ha fatto del male è stato condannato’. Quando cioè un’istanza ha posto fine a quella drammatica situazione opaca di presunzione di innocenza del reo, spazzando via quella patina di dubbio che annichiliva ed emarginava l’abusato.

La condizione interiore di sofferenza si protrae  per tutto il tempo in cui il carnefice è contingente, libero da giudizio, con una parola che spesso ha maggior valore di quella della vittima. La tortura, da fisica, diviene psichica. Il riconoscimento ‘formale’ dello stato di torturatore, toglie la vittima da una situazione di sospensione del tempo e del giudizio, nella quale la realtà sfuma e si opacizza, il dubbio la assale nel merito della sua stessa versione dei fatti. ‘Se tutti in città dicono che costui è un professionista adamantino e rispettato, forse io ho fatto in modo di provocare le sue ire e le sue percosse’ è l’incipit che segna un pericoloso capovolgimento di prospettiva.

Maurizio Montanari

Psicoanalista. Responsabile del centro di psicoanalisi applicata LiberaParola di Modena (www.liberaparola.eu). Membro Eurofederazione di psicoanalisi