Fabrizio Dorotei: una lezione dalla storia di cinquant’anni fa. #ricominciodatre

#ricominciodatre

di Fabrizio Dorotei

Il 4 marzo la lista “Liberi e Uguali” ha avuto 1.100.00 voti. Sono pochi? Potevamo averne di più? Dove abbiamo sbagliato? Cosa fare ora?

Per rispondere a queste domande mi è tornata in mente una storia della sinistra italiana vecchia di più di 50 anni.

Nel 1963 nacque il cosiddetto “centro sinistra organico”, cioè con la partecipazione diretta dei socialisti al governo. Questa scelta del PSI non fu indolore: la sinistra socialista si divise e diede vita, nel 1964, al PSIUP cui aderirono esponenti di rilievo come Lelio Basso, Vittorio Foa ed Emilio Lussu. Dalla rivista teorica del PSI “Mondoperaio” uscirono, tra gli altri, Rodolfo Morandi e Vittorio Rieser che nello stesso anno diedero vita a “Quaderni rossi” ponendo le basi di quello che poi fu definito “operaismo italiano”, dialogando con le strutture del sindacato e anche con spezzoni delle organizzazioni cattoliche (Gioventù aclista).

Questo rinnovamento delle idee e del confronto con i lavoratori si intrecciò allora anche con l’elaborazione di quella parte del PCI (Pietro Ingrao) che venne sconfitta nel congresso del 1966.

Il PSIUP ebbe un ruolo importante nello sviluppo del Movimento studentesco (prima gli universitari e poi i medi) e delle lotte sindacali per il rinnovo dei contratti. Nel 1968 alle elezioni politiche ottenne il 4,3% dei voti (1.400.000), dopo oltre 4 anni di iniziativa e lotta politica e di partecipazione ramificata nei consigli provinciali e regionali.

Si sa come poi è finita la storia del PSIUP: dopo i fatti dell’agosto 1968 giustificò l’invasione sovietica della Cecoslovacchia e nel 1972, dopo i fatti di Piazza Fontana e la strategia della tensione preludio di una svolta reazionaria, ebbe poco più di 600.000 voti.

La storia della nascita e sviluppo del PSIUP (non della sua fine) è utile per rispondere alle domande iniziali. Più di 1.100.000 voti non sono pochi perché sono di persone in carne ed ossa che, pur consapevoli della spinta reazionaria nel Paese, con Governi che nella gestione della crisi hanno dimenticato pezzi interi di società, hanno chiesto una politica più inclusiva, più protezione sociale con al centro la difesa della dignità del lavoro.

Potevamo averne di più? Una parte di questo Paese non si arrende a una politica di esclusione sociale ma la voglia di cambiamento l’ha raccolta il M5S e non NOI ed allora mi chiedo perché.

Il PSIUP, lavorando sul piano politico-culturale, organizzativo, radicandosi nel territorio, dopo 4 anni raccolse 1.400.000 voti; La lista Liberi e Uguali, promossa da tre piccoli gruppi più soggetti anche qualificati della società civile, come poteva dopo 3 mesi raccogliere di più?

Abbiamo fatto degli errori? Certo: il 3 dicembre la prima grande assemblea nazionale ha suscitato molte attese; il 7 gennaio abbiamo cercato di definire un profilo programmatico (per i molti, non per i pochi). Dopo c’è stato un black out: fino al 30 gennaio nella fase di formazione delle liste ci siamo rinchiusi in noi stessi a Roma ed in tale circostanza hanno pesato le logiche di gruppo. Che cosa ha impedito di organizzare dal 7 al 29 di gennaio consultazioni pubbliche nei territori per individuare almeno i candidati nei collegi uninominali (che tutti sapevano essere di bandiera) che avrebbero potuto fare da traino alla lista? Secondo me questo è il più grande errore politico e non il fatto che “Grasso non buca lo schermo”.

Esprimo il mio punto di vista:

  • Dobbiamo continuare il lavoro appena iniziato costruendo una forza politica che democraticamente definisce il suo profilo culturale, si organizza con il voto degli iscritti e di quanti vogliono partecipare e si struttura a livello locale, provinciale, regionale e nazionale;
  • Dobbiamo essere presenti là dove si manifestano le condizioni più dure per i lavoratori, dove c’è il rischio dei licenziamenti, dove maggiore è il ricorso al lavoro precario e dove il lavoro manca;
  • Dobbiamo essere presenti nelle istituzioni locali partecipando con liste autonome nelle regioni e nei maggiori comuni dove presto si voterà; sarà l’occasione per incontrare altre persone.

Sul piano politico generale dobbiamo contrastare in ogni modo la formazione di un governo di destra-centro, nazionalista e protezionista, agevolando la formazione di un governo anche a guida M5S, con la “non sfiducia”, l’astensione, contrattando a livello di programma di governo:

  • Ripristino articolo 18;
  • Riduzione forme contrattuali a tempo determinato;
  • Riforma fiscale che metta insieme ricchezza e reddito e definisca una progressività di vantaggio per che meno ha, assicurando che tutti paghino;
  • Tutela dell’accesso alla sanità pubblica.

Un saluto.