Panzeri: dopo Danzica la politica torni ad assumersi la responsabilità delle parole

Antonio Panzeri, Huffington Post

Sono ancora in corso gli accertamenti per capire cosa abbia spinto il 27enne ad accanirsi su Adamowicz, tuttavia è plausibile che il clima di odio diffuso nell’opinione pubblica, anche attraverso il duro linguaggio messo in atto dalla politica, abbia contribuito a mettere al centro della tempesta proprio colui che dedicava la propria vita a smontare questa retorica dell’intolleranza, il sindaco di Danzica. Questo episodio dovrebbe farci riflettere e dovrebbe convincerci a fare un passo indietro. La politica deve tornare ad assumersi la responsabilità delle sue parole. La Polonia non è solo chiusura e intolleranza. La Polonia, anche oggi, continua ad essere tutto quello che Adamowicz ci ha trasmesso con la sua attività di uomo e di politico. Ce lo hanno dimostrato anche le manifestazioni spontanee contro l’odio e l’intolleranza che hanno inondato le vie delle principali città polacche la sera della sua morte.

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Speranza: lavoriamo tutti per migliorare la riforma del referendum

Roberto Speranza, Huffington Post

Il testo di riforma dell’articolo 71 della Costituzione, così come uscito dalla commissione, non è sufficiente a trovare quell’indispensabile punto di equilibrio tra la giusta volontà di allargare gli spazi di partecipazione democratica al processo legislativo e la necessità di preservare la democrazia rappresentativa come cardine del nostro impianto costituzionale. Per raggiungere questo obiettivo è necessario intervenire su alcuni punti dirimenti tra cui i limiti di materia, il giudizio preventivo di costituzionalità, la limitazione dei poteri dei proponenti e la revisione del meccanismo di ballottaggio che così come è configura un pericoloso scontro tra “Piazza e Palazzo”. Eppure durante la discussione in commissione sono stati fatti importanti passi avanti, primo fra tutti quello relativo al quorum approvativo del 25%.

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Guerra: se evadi ti premio, ma se lo fai per avere il RdC ti mando in galera

Maria Cecilia Guerra, Huffington Post

Qual è la ragione per cui ci si dovrebbe accanire, con pene specifiche e più elevate, su chi imbroglia per ottenere il Reddito di cittadinanza rispetto a chi imbroglia per ottenere una qualsiasi altra prestazione pubblica? Perché l’evasione fiscale di chi poi chiede il Reddito di cittadinanza deve essere perseguita penalmente, mentre non lo è quella, spesso più rilevante dal punto di vista quantitativo, di chi evade costantemente le tasse in spregio all’intera collettività? Il cosiddetto saldo e stralcio, lungi dal metterle in galera, permetterà a persone che hanno barato sulla dichiarazione dei redditi (scovate dall’amministrazione finanziaria, poste in riscossione coattiva e che non hanno lo stesso pagato) di saldare con sconto le imposte dovute e non versate. E si può trattare di persone con un Isee ben superiore (più del doppio) a quello richiesto per accedere al Reddito di cittadinanza.

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Guerra: reddito alle imprese, meno soldi ai poveri. I pasticci del governo sul Rdc

Maria Cecilia Guerra, Il Fatto quotidiano

Le bozze di questi giorni, ancora in via di elaborazione, ci spiegano come con questa unica misura si intendano perseguire contemporaneamente tre finalità: contrasto alla povertà, inserimento lavorativo, sussidio per l’affitto. Si tratta di finalità meritevoli, cui vengono destinate risorse, e questo è positivo. Non va però neppure trascurata la difficoltà di tenere insieme le dichiarazioni improvvide lanciate durante e dopo la campagna elettorale con i tempi, i costi e le modalità dell’attuazione concreta. Ne emerge un quadro incerto, in cui le finalità sociali, di contrasto alla povertà e di sostegno alle famiglie con elevati costi dell’abitare, rischiano di essere meno tutelate rispetto all’incentivo garantito all’impresa che assume un beneficiario del Rdc. Una scelta di priorità che, dato il vincolo complessivo delle risorse, appare discutibile.

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Scotto: migranti, De Luca insegue la destra, noi con Rossi, le regioni e i sindaci

Arturo Scotto, Repubblica Napoli

Scegliere da che parte stare di fronte alla mostruosità giuridica del decreto sicurezza non è un fatto secondario. Se la sinistra insegue la destra su questi temi, la gente vota comunque la destra. La disputa non può essere liquidata come una mera questione ideologica. In gioco ci sono sicuramente i valori fondanti della nostra democrazia, ma anche effetti pratici sul terreno amministrativo e delle competenze governative che cambiano la Costituzione materiale del Paese. Sono i sindaci che hanno una competenza diretta sul territorio per quel che riguarda l’iscrizione all’anagrafe comunale e la garanzia dei livelli minimi di assistenza. Sono le regioni che, con la modifica dell’articolo 117 della Costituzione nel 2001 devono assicurare a tutti i cittadini residenti le politiche dello stato sociale, dalla sanità alla formazione, fino all’istruzione.

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Rossi: il decreto sicurezza è pura propaganda. Perché ricorriamo alla Consulta

Alessandro Di Matteo, La Stampa

Questa legge ostacola il nostro lavoro: erogare assistenza sociale. Invade una materia che la Costituzione ci affida. Per questo oggi deliberiamo in giunta il ricorso. Rischiamo di trovare in giro decine di migliaia di giovani disperati, altro che maggiore sicurezza. Il successo di Salvini nasce da timidezza e arretramento culturale della sinistra: si è creata una prateria e questi l’hanno percorsa. Lo sfido a discutere in pubblico: vediamo cosa ho fatto io per i poveri e cosa ha fatto lui. Posso assicurare che la Toscana sui problemi del lavoro, dell’uguaglianza, del sostegno a chi ha bisogno ha fatto tanto.

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Scotto: la sfida immediata per la sinistra: rompere il blocco dei populismi

Arturo Scotto, Strisciarossa.it

Non siamo interessati a inseguire fantasmi. La nostra preoccupazione riguarda la democrazia italiana, dove rischia di cristallizzarsi una dialettica esclusiva tra Lega e Cinque Stelle, con la sinistra fuori dai giochi per molti anni. Le diverse forme di vita oggi a sinistra – radicale e riformista, moderata e massimalista – sono largamente insufficienti. Serve molto di più di quello che c’è. Innanzitutto una svolta rispetto alle politiche di questi anni. Renzi non perde perché è maleducato. Lettura riduttiva e consolatoria. Viene sconfitto perché le diseguaglianze crescono anche negli anni in cui al Governo c’era il Pd. Non basta dire dovevamo ascoltare di più. Il problema non è auricolare, ma sensoriale. Aver smantellato tutte le casematte, elogiando la disintermediazione, ha disarmato tutti. 

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