D’Alema: il Pd non sa come si parla agli operai, si faccia aiutare da Landini

Stefano Cappellini, la Repubblica

Le elezioni le ha vinte la destra, su questo non c’è dubbio. Ma il centrosinistra ha fermato una emorragia e si è reinsediato nel suo mondo. Il Pd si è presentato con un volto nuovo, positivo, non arrogante e non antisindacale. Però quell’elettorato che si era allontanato aveva bisogno di un elemento più forte di discontinuità che non c’è stato. Per ragioni anche comprensibili, il poco tempo a disposizione. L’immagine del Pd resta da ricostruire, insieme a una coalizione di centrosinistra completamente nuova. Io anziché aprire il dibattito sul centro mi piglierei uno dei pochi capi operai della sinistra, Maurizio Landini, e gli farei fare un seminario di una settimana per spiegare come si parla agli operai, il 50 per cento dei quali ha votato Lega. Perché il Pd, al momento, non è in grado di farlo.

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Scotto: fiducia alla lista unitaria, la Ricostruzione ha senso se è plurale

Arturo Scotto, Huffington Post

La scelta di Articolo Uno non è ispirata al criterio del voto utile. Il nostro è stato un atto unilaterale, senza paletti né condizioni. Non è frutto di trattative millimetriche né è propedeutico a confluenze nel Pd. Il nostro progetto continua: la sua identità si chiama sinistra popolare e di governo. Quello che manca come il pane adesso in Italia, a differenza della Spagna, della Grecia, della Gran Bretagna. Qui sta il senso della nostra scommessa, quella più difficile: puntare alla ricostruzione di un campo di forze, di ispirazione socialista, in grado di rappresentare un primo tassello dell’alternativa alla destra. Il Pd è troppo grande per non farci i conti, ma è troppo piccolo per rappresentare da solo l’alternativa. Aggiungere un altro frammento alla frantumazione della sinistra avrebbe aumentato forse il nostro tasso di autostima, ma non avrebbe contribuito a riaprire la partita. E noi vogliamo riaprire la partita.

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Bersani: se cade il governo niente elezioni subito. Col M5S dobbiamo parlare

Andrea Carugati, La Stampa

A sinistra bisogna mettersi d’accordo: l’avversario è questa destra, e per creare l’alternativa bisogna discutere anche con il M5S. Per me serve un nuovo soggetto di sinistra che superi le attuali sigle, compreso il Pd. Ma mi accontento anche di una coalizione. Elezioni immediate rischiano di ingessare ancora di più la situazione, prima di votare serve un chiarimento nei 5 stelle, si deve mettere in moto almeno un’ipotesi di alternativa. E comunque dobbiamo far scattare una riflessione tra i loro elettori. Perché in moltissimi ballottaggi, a partire dall’Emilia Romagna, la sfida sarà tra noi e la destra. E quei voti sono indispensabili per vincere.

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Panzeri: quando i portuali genovesi bagnano il naso ai politici

Antonio Panzeri, Huffington Post

Ci sono ministri che chiudono i porti alle persone e poi ci sono i portuali di Genova che chiudono i porti alle armi. O meglio, che scioperano al momento giusto perché, come loro stessi hanno spiegato, non si possono chiudere i porti: per qualsiasi nave entrare in un porto è un diritto assoluto, solo Salvini sembra non averlo capito. Per fortuna, accade spesso che dove non arriva la politica arrivano i cittadini. E così i portuali di Genova, guidati dai rappresentanti Cgil e sostenuti da numerose associazioni pacifiste, questa mattina hanno scelto di schierarsi, facendo quello che il governo italiano non ha ancora avuto il coraggio di fare. Hanno deciso che non si sarebbero resi complici del disastro umanitario dello Yemen, non avrebbero caricato su quella nave materiale che sarebbe potuto essere utilizzato dall’Arabia Saudita per perpetrare questa guerra disumana.

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Scotto: una piattaforma per la Ricostruzione dopo le elezioni Europee

Arturo Scotto, Huffington Post

Il 27 maggio chi sta all’opposizione di questo governo deve proporre al Paese una nuova agenda politica, selezionare delle priorità, ricostruire centri di iniziativa comuni, in Parlamento come nel territorio. Serve insomma una Piattaforma della Ricostruzione. La questione sociale appaltata alla destra ha consegnato interi settori popolari a pulsioni xenofobe e a torsioni autoritarie. E quella rabbia non la riporti dentro la dimensione democratica se non ricostruisci una proposta ecologista e socialista, che nel resto del mondo torna a vincere e a convincere.

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Guerra: col Pse per raddrizzare l’Europa e per la ricostruzione della sinistra in Italia

Onide Donati, Strisciarossa.it

Dobbiamo raddrizzare il profilo democratico dell’Europa. I processi che portano alle decisioni sono inadeguati, il parlamento è debole, pesano troppo gli accordi intergovernativi, le politiche di austerità sono miopi. Il Pse ha un programma più radicale e netto che in passato e riconosce che la fiducia che la globalizzazione potesse portare a un benessere diffuso è stata smentita dai fatti. Ora servono politiche di equità sociale per il lavoro e per i diritti dei lavoratori.

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Speranza: in Europa Zingaretti guardi a Corbyn e Sanchez, non a Macron

Giovanna Casadio, la Repubblica

Non si prosciuga il bacino della destra sovranista inseguendo il centro moderato di Macron. Non basta dire “siamo europei”, ma piuttosto ribadiamo che questa Europa non va bene. La famiglia socialista è la mia famiglia. Noi ci siamo sempre sentiti parte del Pse, che è la famiglia di Jeremy Corbyn, di Pedro Sanchez, di Antonio Costa. E Timmermans ha auspicato l’unità delle forze socialiste dentro la stessa lista per provare a fermare le destre. Abbiamo detto sì a quella proposta. Restiamo un partito autonomo, siamo gelosi delle nostre scelte e non torniamo indietro. E’ chiaro che  con la leadership di Zingaretti le distanze si sono accorciate, ma non si sono annullate.

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