Errani: in Emilia Romagna un popolo che saprà battere egoismo e chiusura

Onide Donati, Strisciarossa.it

Il nostro è un progetto civico, progressista, ecologista e ha l’ambizione di dare rappresentanza politica alla piazza straordinaria di giovedì a Bologna. Intendiamo richiamare i valori fondamentali, l’identità, il sentimento delle nostre comunità che hanno fratto grande l’Emilia-Romagna. Sarebbe una catastrofe arretrare sulle idee di chiusura e di egoismo che in forme più o meno dirette ed arroganti propone la destra. Il ruolo dell’Emilia Romagna è dimostrare che insieme è possibile affrontare i cambiamenti meglio di come propone la destra. Questo governo è nato non solo per evitare l’aumento dell’Iva, che pure non è un risultato da poco, ma perché il paese ha bisogno di un progetto di cambiamento. Che significa aprire una fase nuova fondata su lotta all’evasione e per l’equità fiscale e il rilancio degli investimenti in un “green new deal”.

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Errani: domani a Bologna, uniti per fermare la destra in Emilia Romagna

Giovanna Casadio, la Repubblica.it

La maggioranza giallo-rossa ha un progetto di cambiamento, non si può continuare con le polemiche, diversamente la destra avanzerà. Ci sono cose da cambiare in Emilia Romagna anche rispetto a quelle che ho fatto io? Certo, economia e società si sono trasformate. E Bonaccini, come tutti noi sappia vedere i problemi con umiltà e capacità d’ascolto. La plastic tax non può essere lineare, deve essere differenziata rispetto alla qualità e alle caratteristiche dei prodotti. Un governo che propone di eliminare 23 miliardi di aumento dell’Iva, 3 miliardi di cuneo fiscale a favore dei lavoratori e mette al centro la lotta all’evasione non può essere indicato come il governo delle tasse: è una fake news. Detto questo, utilizzare la leva fiscale per comportamenti virtuosi non è affatto sbagliato. A Bonaccini che ha fatto bene in questi anni e a tutti noi dico: la narrazione del “tutto bene” non è convincente. Noi aiuteremo il nuovo centrosinistra con una lista civica ecologista e progressista aperta, che presentiamo sabato in un’assemblea a Bologna, con Elly Schlein, Silvia Prodi, Igor Taruffi. È una lista che punta a interpretare la rivoluzione tecnologica, la crisi climatica e la lotta alle disuguaglianze.

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Speranza: l’Ilva non può chiudere, pronti a tutto per salvarla

Francesca Schianchi, La Stampa

La strada ora è l’interlocuzione con Mittal. Ma bisogna fare di tutto per salvare le acciaierie, nessuna ipotesi può essere esclusa. La soluzione peggiore sarebbe la chiusura: per evitarlo, anche una partecipazione pubblica è possibile nell’interesse del Paese. Non permetteremo mai la chiusura delle acciaierie di Taranto. Vorrei che fosse una battaglia comune a tutte le forze politiche e sociali. Questa alleanza non è nata solo per rispondere a un’emergenza, ma ha una responsabilità politica: quella di contribuire alla crescita del Paese a partire dalla lotta alle diseguaglianze. Non siamo un governo tecnico: per questo credo che sia un’alleanza che dovremmo ripetere sui territori. La foto di Narni va ripetuta fuori dagli appuntamenti elettorali. Dobbiamo andare insieme a raccontare il senso della manovra, a dire che abbiamo tolto 26,5 miliardi di tasse, di cui 23 di Iva, tre per il taglio del cuneo fiscale e 500 milioni per l’abolizione del superticket. E invece passa l’idea inaccettabile della manovra delle tasse. Il governo all’unanimità dovrebbe rivendicare la manovra. Questo significa essere una coalizione politica e non sentirsi dentro a una parentesi.

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D’Alema: rimpiango il Pci, esperienza straordinaria, non l’Urss

Alessandro De Angelis, Huffington Post

Del 9 novembre ricordo un senso di liberazione, perché anche se le prospettive apparivano incerte, la sinistra si liberava di un enorme fardello. Vale quello che mi disse qualche anno dopo Gorbaciov, quando gli chiesi se non si dovesse essere più prudenti. Lui mi rispose: “No, quel mondo andava abbattuto perché l’identificazione con quei regimi era un peso insostenibile per la sinistra”. In realtà, storicizzando, si deve riconoscere che il momento in cui la prospettiva di una riforma dei paesi dell’Est viene sconfitta fu a Praga. E già negli anni Settanta era in atto un processo di ossificazione di quei regimi, accelerata dalla crisi petrolifera e dall’innovazione tecnico-scientifica nel mondo occidentale, mentre il mondo sovietico era fermo. Dal punto di vista dell’esperienza umana, il Pci è stata una esperienza straordinaria. È questo che rimpiango. Certo non l’Urss. Tutte le volte che andavamo dall’altra parte del Muro la nostra naturale collocazione era dalla parte del dissenso. Io scesi in piazza contro i carri armati sovietici. E non a Roma, ma a Praga. Ora io penso che il grande problema dell’Occidente sia lo sradicamento della sinistra dal suo popolo. E il punto è costruire una sinistra che riprenda una capacità di rappresentanza politica del lavoro. Il Pci non è mai stato il partito dei poveri, ma dei lavoratori, e per ricostruire un rapporto con il lavoro occorre una critica del capitalismo. Il movimento dei giovani sul clima lo è.

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Speranza: folli gli attacchi di Renzi, non si sta al governo con un piede fuori

Alessandro Trocino, Il Corriere della Sera

Rimettere in discussione Conte ora sarebbe un errore clamoroso, senza senso. La cosa più folle e più sbagliata oggi è parlare di noi e non delle cose da fare nel Paese. Questa polemica quotidiana ci fa male, perché fa il gioco della destra. Voglio dire a Renzi, ma anche a tutti gli altri, che stare al governo non è uno scherzo, è una battaglia che si combatte se sei convinto che c’è un progetto di Paese da realizzare. Non puoi stare al governo con un piede dentro e uno fuori. Ricordiamoci che questa legge di bilancio non la voleva fare nessuno. C’erano 23 miliardi di clausole di salvaguardia e abbiamo evitato che scattassero, con una mazzata vera e propria per famiglie e imprese. Non era affatto scontato. E siamo stati i primi che non solo paghiamo le clausole del passato, ma non le mettiamo per il futuro. La tassa peggiore che c’era, quella sul superticket, l’abbiamo abolita. Dieci euro per le visite specialistiche, che ora non ci sono più. Significa abbassare la diga di accesso alle cure per tanti. Sui singoli provvedimenti discuteremo in parlamento, ma la discontinuità c’è, anche sull’immigrazione.

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