Conte: riforma del processo subito, confido nel “lodo Conte”

Daniela Preziosi, Il manifesto

A nome del gruppo LeU ho chiesto al ministro Bonafede di trovare una mediazione prima che entri in vigore la norma votata, vale ricordarlo, da M5S e Lega e che tre su quattro forze dell’attuale maggioranza non vogliono. Oppure di rinviare l’entrata in vigore della riforma. Sarebbe la cosa più ragionevole per discutere con calma di un equilibrio costituzionale a tutela dei cittadini. Noi e il Pd abbiamo dato l’ennesima prova di lealtà. LeU presenterà una proposta la prossima settimana. Quella di Conte è una indicazione politica che fa ben sperare. La maratona dei penalisti interpreta una richiesta di civiltà. Non regaliamo questa battaglia alle destre, anche perché la Lega quella norma l’ha votata.

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Scotto: il caso Open è un nodo politico, corriamo il rischio impopolarità

Arturo Scotto, Huffington Post

Smantellare il finanziamento pubblico non ha fatto che indebolire la nostra democrazia fondata sui partiti, rendendoli sempre più subalterni e ininfluenti. Dunque è necessario ritornare laddove si è consumato questo delitto democratico a discuterne senza tabù e senza la paura di essere impopolari. Ripartiamo da qui e lasciamo le commissioni di inchiesta a chi vuole buttare tutto in caciara. Il renzismo non è solo la storia di una leadership di successo, ma il tentativo di un pezzo del nuovo capitalismo italiano di impadronirsi della cabina di comando del fronte progressista, trasformandolo in un inedito blocco sociale a sostegno di riforme liberali e antisindacali. Per questa operazione “di classe” servivano mezzi e risorse, non soltanto la parlantina efficace e avvolgente dell’ex sindaco di Firenze o la bravura organizzativa del suo “giglio magico”. E serviva inevitabilmente anche un campo grande “da arare” come il Pd, che evidentemente aveva perso molti anticorpi durante la lunga transizione da un’identità post-comunista alla terza via neoliberista. Dunque, a mio avviso, il nodo non è solo giudiziario, ma politico. Un partito potenzialmente scalabile dall’esterno può essere una garanzia per la tenuta democratica di un Paese? O inevitabilmente rischia di perdere autonomia e forza rispetto alla pervasività di corporazioni economiche e finanziarie mai così potenti e capaci di assumere direttamente il controllo della politica e delle istituzioni? Se vogliamo restituire all’Italia una democrazia autonoma e sovrana il tema di come si finanziano i partiti in maniera trasparente è urgente, forse persino più urgente della legge elettorale.

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Guerra: il problema non è il Mes, ma le garanzie che mancano nell’Ue

Rocco Vazzana, Il Dubbio

Il problema non è la riforma del Mes, semmai, ciò che manca da quella riforma. La possibilità di richiedere la ristrutturazione del debito c’era prima e c’è ancora adesso, non è diventata più probabile. È vero che nella formulazione attuale ci sono dei punti che rendono più esplicita l’ipotesi della ristrutturazione, ma non più probabile. È solo una questione di procedure più chiare. Il punto più critico, semmai, riguarda l’assenza di un tema dirimente come la mutualizzazione del debito. Che non significa far gravare il proprio debito pubblico sulle spalle di altri Paesi, ma creare una rete di sostegno europea più ampia, come faceva fino a poco tempo fa la Bce. I 5 Stelle stanno attraversando una fase di travaglio interno che li mette in difficoltà. Ma stanno lavorando per superarlo. Nel governo c’è un confronto franco, ma non ho mai percepito insofferenza da parte di nessuno. I motivi per cui noi di Articolo Uno siamo usciti dal Pd sono molto seri e non esiste l’ipotesi di un ritorno. Semmai proveremo a stimolare anche i militanti dem a rilanciare insieme un soggetto nuovo di centro sinistra più radicale contro le diseguaglianze. Auspichiamo che ci sia una rinascita e una ricostruzione tutti insieme. Ma in un contenitore diverso.

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Guerra: ripensare la stretta su auto e plastica, più tempo su uso contante

Lorenzo Salvia, Il Corriere della Sera

Fermo restando che ibride ed elettriche restano del tutto fuori dalla stretta, si potrebbe disegnare un intervento più leggero per le auto meno inquinanti. Così il principio generale verrebbe salvaguardato. Ma lo potremmo raggiungere attraverso gradini meno impervi. La plastic tax c’è in molti Paesi europei, credo che potrebbero essere esclusi i prodotti monouso che contengono plastica riciclata, oltre a quella compostabile che è già esentata. E si potrebbero rafforzare gli incentivi, già previsti, per le aziende che riconvertono il loro sistema produttivo dalla plastica tradizione a quella riciclabile o compostabile. Condivido assolutamente l’obiettivo di una transizione verso i pagamenti elettronici. Ma, considerato che si interviene su abitudini consolidate degli italiani, credo si possa procedere con una maggiore gradualità. Credo che il problema fondamentale sia il potenziamento dei fondi del piano per le non autosufficienze. Oggi se hai una pensione bassa è un problema grave, ma se ti devi fare anche aiutare diventa una tragedia. Se ne parla poco, ma le situazioni di vero disagio sono in aumento.

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Bersani: in Emilia Romagna si vince. E dopo, una costituente di sinistra

Stefano Morselli, Strisciarossa.it

Non basta elencare i risultati fin qui ottenuti, è il momento di proporre nuove idee. Di spiegare come si intendono affrontare i problemi di oggi – le nuove esigenze sanitarie, la crescita della popolazione anziana, la piena integrazione dei bambini nati da genitori di origine straniera… – con il coraggio e con l’apertura al cambiamento che l’Emilia Romagna ha sempre saputo dimostrare in altre fasi della sua storia. Secondo: bisogna riconoscere che ci sono stati anche degli errori. Fu demenziale, cinque anni fa, dopo le precedenti regionali, far finta di nulla di fronte al segnale clamoroso di una astensione al 63%. In Emilia Romagna, non so se mi spiego! Quello era, avrebbe dovuto essere, il vero shock. Chi guidava allora il Pd disse che l’importante era aver vinto, il resto contava niente. Una follia, davanti al vento di destra che già si avvertiva e che ha investito molte parti del mondo. Si è venuto sempre più sfilacciando quel legame di reciprocità che, almeno dalle nostre parti, garantiva un certo equilibrio politico, sociale, culturale. Come sinistra ci abbiamo messo del nostro, pensa alla vicenda grottesca della abolizione delle Province, poi mai davvero abolite però messe in ginocchio finanziariamente e istituzionalmente. Tra chi dirigeva il Pd all’epoca andava per la maggiore questa teoria: affamale che poi finiscono. Un altro errore grande. E’ necessario invece mettere mano alla ricucitura di un equilibrio del territorio, tra grandi e piccoli centri, tra città e provincia. Chi è sceso in piazza lo ha fatto spontaneamente, non ha un contenitore politico. Ci dice che là fuori, per fortuna e nonostante tutto, c’è un mondo che aspetta, che pretende che la sinistra ricominci a fare degnamente il proprio mestiere. Basta con la remissività, basta con la rassegnazione. E’ anche da cose come questa che tra alimento la mia convinzione sulla necessità, dopo le elezioni regionali, di una vera e propria costituente della sinistra, grande e inclusiva, in grado di parlare al cuore e alla testa delle persone.

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Speranza: non permetteremo mai la chiusura di Taranto, investire su salute

Michele Cozzi, La Gazzetta del Mezzogiorno

Sull’ex-Ilva si gioca la vocazione industriale del Paese e una cosa deve essere chiara: non permetteremo mai la chiusura delle acciaierie di Taranto. Arcelor Mittal chiede condizioni inaccettabili come la diminuzione della produzione e l’esubero di cinquemila persone. Noi pensiamo che ci sia un contratto e che vada rispettato. In queste ore c’è un tavolo aperto ed è giusto continuare il dialogo con loro. Ogni ipotesi in campo per evitare la chiusura dello stabilimento va verificata, senza escluderne nessuna. Di certo lo Stato non deve avere paura di fare fino in fondo la propria parte. Farò una proposta in consiglio dei ministri al fine di rafforzare il servizio sanitario nazionale in quel territorio, ne sto discutendo anche con Emiliano. Penso, e non da oggi, che la coalizione che in questo momento governa il Paese non debba essere una parentesi. Abbiamo creduto nel dialogo tra il centrosinistra e il Movimento 5 stelle già nel 2013. Ora che il muro di incomunicabilità è stato superato bisogna lavorare  per dare un orizzonte più politico al nostro stare insieme. Questo vuol dire lavorare uniti per contribuire alla crescita del Paese a partire dalla lotta alle diseguaglianze. Penso, e non da oggi, che la coalizione che in questo momento governa il Paese non debba essere una parentesi. Io scommetto che il governo durerà. Ora dobbiamo dimostrare le nostre capacità, imparando a stare insieme e a lavorare per risolvere i problemi concreti degli Italiani. Ad esempio, dobbiamo comunicare il senso della manovra, e rivendicare che abbiamo tolto 26,5 miliardi di tasse, di cui 23 di Iva, 3 per il taglio del cuneo fiscale e mezzo miliardo di superticket. Abbiamo tolto la tassa più odiosa: quella sulla salute.

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