Bersani: è arrivato il momento di dare alla sinistra un partito nuovo

Stefano Cappellini, la Repubblica

Da questa situazione non si esce con i vecchi attrezzi. In tutto il mondo la sinistra è attardatissima sulle sue antiche parole d’ordine. In Italia ancora di più. Ecco perché è l’ora di una cosa nuova. Noi, il Pd, le Sardine, i cattolici e i civici dobbiamo aprire un percorso. I centristi come Renzi e Calenda concorrono in un metro quadrato e finiranno per allearsi: il simbolo sarà il Narciso che si specchia. C’è un mondo civico, cattolico, del volontariato. Gente che non può sentirsi dire quello che disse Berlinguer a noi del ’68: entrate e cambiateci. Questi soggetti vogliono essere protagonisti. C’ho un’idea. Un grande appuntamento programmatico, apertissimo, che parta da tre questioni. La risposta della sinistra moderna alle tre grandi transizioni: ecologica, demografica e tecnologica. Titoliamo una serie di proposte che siano propulsive ma anche protettive rispetto alle conseguenze sul popolo di queste transizioni. L’esito del percorso lo lascio al tavolo.

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Speranza: ho il coltello tra i denti, serve una nuova forza progressista

Vittorio Zincone, Sette

La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Difenderò questo articolo con il coltello tra i denti. La stagione dei tagli alla sanità è finita, ora si ricomincia a investire. E oltre agli investimenti servono riforme. Stiamo approntando un piano per migliorare le attrezzature e i servizi dei cinquantamila studi di medicina generale e delle diciannovemila farmacie già esistenti in Italia per uscire dal modello ospedaliero e affrontare le cronicità sul territorio. Tornare nel Pd? Non si torna indietro, si deve andare avanti. È necessario dar vita a una nuova forza progressista. Il Pd non ce la fa, è marchiato da una storia politica. Serve una spinta dal basso. Dobbiamo intercettare quel che si muove tra i cittadini.

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Guerra: basta salti tra gli scaglioni Irpef, serve una progressività continua

Lorenzo Salvia, Il Corriere della Sera

Tagliare le tasse sul lavoro a chi ha redditi bassi e medi deve preparare il terreno a un intervento che alleggerisca le imposte sul reddito per le persone fisiche, non solo per il lavoro dipendente, sempre nella fascia medio bassa. Con l’obiettivo di salvaguardare il principio della progressività e di eliminare alcune anomalie, come ad esempio il salto tra il secondo e il terzo scaglione. anzi, su questo punto noi avremmo una proposta più radicale. Al di sopra di una certa soglia di reddito che consente l’esenzione ci potrebbe essere una progressività lineare. Non tre o cinque scaglioni ma una aliquota che cresce in modo continuo rispetto al reddito. Un po’ come fanno in Germania. Sull’evasione fiscale occorre fare non un passo indietro ma due in avanti. E sempre per questo dobbiamo allargare la base imponibile, sfoltendo quelle selva di detrazioni, deduzioni e regimi sostitutivi dietro la quale spesso si nascondono gravi iniquità.

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Scotto: a Napoli tutti un passo indietro, non possiamo perdere un senatore

Adolfo Pappalardo, Il Mattino

Non si può perdere, con i numeri che ha la maggioranza a palazzo Madama, un senatore. Le suppletive sono un’elezione molto importante. I partiti e i movimenti che compongono la maggioranza che governa il paese facciano un passo indietro e si scelga un nome terzo, una figura espressione della “società vitale” di Napoli. Ho paura di una destra che vince a Napoli. Non è mai accaduto dopo l’esperienza laurina. E’ una destra regressiva che rispolvera i fantasmi del passato, che alimenta un clima di odio e di paura che non ha precedenti nella storia repubblicana, di cui sono stato involontariamente vittima a Venezia due settimane fa.

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Fornaro: non “torniamo a casa” nel Pd, costruiamone una nuova

Stefano Rizzi, Lo Spiffero

Se riunifichiamo Pd e Articolo Uno e lo chiamiamo Pd più Uno non risolviamo il problema. Qui non siamo alla riunificazione socialista del ’66. Se c’è la consapevolezza della complessità di questa fase e della necessità di costruzione di una nuova cultura politica noi siamo disponibili a dare il nostro contributo fino in fondo. Non si tratta di tornare a casa, ma di costruire un soggetto nuovo. L’apertura di Zingaretti risponde a quella che è sempre stata in questi ultimi tempi la nostra visione. Nel dicembre del 2018 organizzammo un’assemblea nazionale dal titolo eloquente: Ricostruzione. Siamo stati sempre convinti della necessità che gli attuali contenitori, ma soprattutto l’attuale armamentario di analisi della società e di una visione da sinistra di una domanda di protezione che arriva dalla società debbano essere rinnovati.

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Geloni: Prodi ha ragione, i 101 sono ancora lì. Dentro il Pd, ma anche fuori

Paolo Molinari, Agenzia Italia

I 101 non rispondevano a un unico capo, alcuni erano inconsapevoli, altri funzionali al Pd che sarebbe arrivato, quello della segreteria Renzi e della presidenza Orfini. Una parte del partito intravvide nella proposta di eleggere Marini, che rispettava pienamente il mandato dato a Bersani, un inizio di inciucio con Berlusconi. Ma ci fu dell’altro: questa proposta ebbe pressioni forti dall’esterno. Si trattò del primo caso in cui il popolo dei social si fece sentire forte dalla politica e la influenzò: non era ancora molto diffuso Twitter, ma c’era Facebook. E le e-mail. Molti nostri deputati e senatori furono oggetto di mail bombing, soprattutto i più giovani. E di giovani nel Pd, Bersani ne fece eleggere tanti. Non si capì mai da chi partì questo mail bombing, ma certo qualcuno ne approfittò per porre fine alla leadership di Bersani ed evitare che arrivasse a Palazzo Chigi.

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Gotor: il “secolo lungo” dell’Italia, un racconto per capire anche il presente

Leonardo Raito, avantionline.it

Il mio Novecento italiano è un «secolo lungo» che va dal 1896 fino al 2016, ma ho notato che la maggioranza delle storie dell’Italia contemporanea sono dedicate o alla prima metà del secolo (con l’Italia liberale e fascista) o alla storia dell’età repubblicana. Mi interessava, invece, valorizzare uno sguardo complessivo che tenesse conto delle continuità come delle rotture, nella convinzione che molti fenomeni sono stati di media o lunga durata e hanno travalicato le accelerazioni o le cesure di tipo politico e istituzionale. La demonizzazione del ruolo e della funzione dei partiti non è un dato di oggi. C’è tutta una tradizione anti-parlamentare e anti-partitica che ha origine nell’Italia liberale ed è diffusa, ad esempio, da scrittori di grande successo come Matilde Serao, Federico De Roberto, Gabriele D’Annunzio o da scienziati della politica come Gaetano Mosca. È però un dato di fatto che nel periodo della cosiddetta «Repubblica dei partiti» l’Italia ha toccato vertici ineguagliati di sviluppo economico, culturale, politico e civile.

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Scotto: l’Italia è Vlady e Filippo, tuteliamo la loro libertà e il loro futuro

Arturo Scotto, Left

L’aggressione che abbiamo subito a Venezia la notte di Capodanno non è un episodio isolato ma l’ultimo di una catena lunghissima. Il neofascismo in Italia è una realtà. Ma a Venezia ho imparato – insieme a mia moglie Elsa e mio figlio Enrico – che c’è anche una generazione che ha il coraggio di denunciare, che non sta zitta, che si assume i propri rischi. Vlady e Filippo, i due ragazzi che mi hanno soccorso, sono le facce di un sentimento pre politico, quello che ti porta a difendere chi sta subendo un’ingiustizia senza porsi troppe domande. L’uno – Vlady – ha ventidue anni ed è un cittadino moldavo che ha rimediato un brutto occhio nero. Vive in Italia da 18 anni, è laureato alla Ca’ Foscari, paga le tasse, ma non ha la cittadinanza. L’ennesima traccia di un paese irrisolto che ancora non riesce a fare una legge sullo Ius Soli. L’altro – Filippo – ha appena venti anni, è alla ricerca di lavoro stabile e non precario, come tanti della sua generazione, è andato in TV a denunciare i fatti e si sta battendo come un leone per la verità.

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