Arturo Scotto, Globalist.it
Non ho mai assistito ad un attacco così multiforme come quello che nelle ultime settimane ha investito l’esecutivo Conte. Martellante nei contenuti, trasversale nella composizione, talvolta persino volgare nei toni. È una constatazione banale, non è figlia di un mega complotto dei poteri forti, ma di una precisa lotta per equilibri politici e sociali diversi nel nostro paese. La strategia del lockdown sembra produrre una inedita rivolta delle élite che usano la sofferenza popolare come alibi per una ripartenza rischiosa e per chiedere ancora una volta tutto allo Stato senza dare in cambio nulla. Ma di fronte a un panorama drammatico come quello che segnerà l’Occidente nel tempo della pandemia è evidente che non ce la caviamo solo con il pallottoliere in Parlamento. Il Governo Conte si rilancia se mette il naso fuori dalla contingenza, se trasforma l’emergenza in una strategia, se si mette in sintonia con la nuova domanda di protezione, di intervento pubblico, di equilibrio ecosostenibile che sta crescendo nelle società occidentali al tempo del Covid.
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