Scotto: dietro gli attacchi a Conte le élite che chiedono tutto allo Stato

Arturo Scotto, Globalist.it

Non ho mai assistito ad un attacco così multiforme come quello che nelle ultime settimane ha investito l’esecutivo Conte. Martellante nei contenuti, trasversale nella composizione, talvolta persino volgare nei toni. È una constatazione banale, non è figlia di un mega complotto dei poteri forti, ma di una precisa lotta per equilibri politici e sociali diversi nel nostro paese. La strategia del lockdown sembra produrre una inedita rivolta delle élite che usano la sofferenza popolare come alibi per una ripartenza rischiosa e per chiedere ancora una volta tutto allo Stato senza dare in cambio nulla. Ma di fronte a un panorama drammatico come quello che segnerà l’Occidente nel tempo della pandemia è evidente che non ce la caviamo solo con il pallottoliere in Parlamento. Il Governo Conte si rilancia se mette il naso fuori dalla contingenza, se trasforma l’emergenza in una strategia, se si mette in sintonia con la nuova domanda di protezione, di intervento pubblico, di equilibrio ecosostenibile che sta crescendo nelle società occidentali al tempo del Covid.

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Fornaro: coronavirus, così nel mese di aprile è nato il “caso Piemonte”

Redazione, Lo Spiffero

Tra Piemonte e Liguria si registrano il 26,9% dei nuovi casi Covid-19 in Italia, quando in queste regioni gli abitanti sono solo il 9,8% del totale. Questi dati confermano che in Piemonte e Liguria, pur all’interno di una tendenza nazionale alla diminuzione del fenomeno, la situazione dei nuovi casi Covid-19 è ancora da monitorare seriamente. La pressione sugli ospedali è scesa significativamente, ma guai a far scendere l’asticella dell’attenzione. Se non vogliamo avere brutte sorprese alla riapertura bisogna concentrare l’attenzione sui cosiddetti focolai domestici con tamponi e isolamenti domiciliari. Dal territorio arrivano invece segnalazioni di disfunzioni organizzative e ritardi nei tamponi che ogni giorno che passa diventano francamente incomprensibili e soprattutto inaccettabili pensando alle conseguenze per i pazienti e il sistema nel suo complesso.

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Gotor e Chiocca: la scuola nell’emergenza sanitaria del Coronavirus

Miguel Gotor ed Evelina Chiocca, Il Mulino

È stato sicuramente giusto sospendere le lezioni in presenza e proporre la didattica a distanza, quali risposte all’emergenza, ma non è ipotizzabile che questa modalità operativa possa sostituire la didattica in presenza, nel caso in cui fossimo costretti a convivere con il virus per un periodo che nessuno è in grado di prevedere. A questo proposito una delle principali criticità riguarda il permanere di evidenti condizioni di disuguaglianza nell’accesso e nella gestione della didattica a distanza. Da questa emergenza potrà scaturire la spinta verso una concreta e approfondita riflessione sul sistema scuola in generale, senza commettere l’errore, frequentemente riscontrato nelle politiche scolastiche di questi ultimi anni, di bloccarsi in una sorta di “innamoramento” per parole d’ordine apparentemente innovative o per un approccio orientato a strumenti e non alla natura essenziale dei processi. Al centro della riflessione va ricondotto il ruolo che il nostro Paese attribuisce alla scuola perché soltanto da ciò potranno discendere coerenti ed eque decisioni nell’interesse di quanti la vivono quotidianamente.

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Speranza: il decreto non cambia, ora dipende dagli italiani

Monica Guerzoni, Il Corriere della Sera

La mia coscienza è a posto. La linea dura è dettata dal realismo e dall’idea che il diritto alla salute viene prima di tutto. Il 4 maggio invertiamo la direzione di marcia. Non possiamo permetterci salti nel buio. Vediamo gli effetti. Ritengo giusto fare un primo passo uniforme in tutti i territori, poi potranno esserci elementi di flessibilità regionale. Tenere chiuse le scuole è una grande amarezza. I miei figli mi chiedono quando potranno riabbracciare i compagni, ma muovere otto milioni di persone significa far salire l’indice di contagio oltre e ripiombare nel dramma. La battaglia sanitaria non è vinta, ci siamo ancora pienamente dentro, in Italia e nel mondo. Guardiamo avanti, ma con giudizio.

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Gotor: diteci ora cosa farete per la scuola e l’università

Miguel Gotor, Huffington Post

Scuola e università sono uno snodo nevralgico, ma non sembra lo si stia affrontando con la necessaria lungimiranza e tempestività. Infatti, è del tutto evidente che, per preparare la riapertura a settembre del prossimo anno scolastico e del nuovo anno accademico, è ora che vanno decisi e programmati gli interventi da realizzare nei tre/quattro mesi estivi che abbiamo davanti, perché poi sarà troppo tardi. All’apertura del prossimo anno scolastico mancano cinque mesi e il ministro dell’Istruzione Lucia Azzolina ha il dovere di iniziare immediatamente a pensare a quell’appuntamento e a organizzarlo concretamente ottenendo i finanziamenti necessari. Stabilire adesso delle gerarchie di intervento riguardanti la scuola e l’università, programmarle a maggio e giugno e renderle esecutive a luglio e agosto significa semplicemente avere a cuore il presente e il futuro dell’Italia. Se non ora, quando?

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Conte, lettera al premier: mettiamo il Sud al centro della Fase 2

Federico Conte, Il Quotidiano del Sud

Signor Presidente, il suo governo ha opportunamente proposto all’Europa di adottare un nuovo Piano Marshall per l’emergenza e per il futuro, e ha affidato a un Comitato, costituito da personalità con alte competenze, il compito di programmare le prossime fasi, a partire dalla Fase 2, di cui non sono ancora note le linee guida. Serve una scelta politica preventiva, caratterizzante e imprescindibile: prevedere da subito, come parte integrante del progetto, una missione specifica: l’Italia Mediterranea, l’altra Europa. Il Comitato di esperti andrebbe completato con una personalità di alto profilo, con lo specifico ruolo di garante progettuale di tale scelta, una figura con la competenza e il prestigio del presidente della Svimez, oggi come allora interprete del Sud, Adriano Giannola.

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Scotto: con la solidarietà e il welfare vinceremo la battaglia contro il virus

Argiris Panagopoulos, Avgi

La curva del coronavirus sembra aver preso una tortuosa strada verso il basso. Ora dobbiamo pensare il giorno dopo per la sanità pubblica e come fare ripartire la nostra società e la nostra economia in condizioni nuove, più sociali e più eque. L’ostruzionismo dei paesi del Nord sugli eurobond è preoccupante. Al prossimo vertice europeo insisteremo su uno strumento comune per la  mutualizzazione del debito. Questa è la posizione unitaria di tutto il governo italiano. Il piano di sostegno alla liquidità ha bisogno del contributo dell’Europa, che al momento è troppo debole. La battaglia che stiamo conducendo con gli altri paesi del sud europeo per non finire come la Grecia nel periodo della Troika è di fondamentale importanza. A partire dal controverso Meccanismo europeo di stabilità. Chiediamo che non vi siano condizioni sulla ristrutturazione del debito che facciano pagare costi giganteschi all’Italia, alla Spagna, alla Grecia e a molti altri paesi. Perché questa crisi è simmetrica e come tale deve essere trattata. In Italia ci sono forze, e probabilmente anche in Europa, a cui l’autonomia di Conte non piace. Settori dell’establishment e della Lega e una parte del centro-sinistra, a partire da Renzi, hanno come obiettivo di creare un governo più “neutrale”. Ma non credo che Draghi sia di questa partita, lui ragiona su un piano diverso.

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Oggionni: no al Mes, sì a un fondo complementare che emetta bond

Simone Oggionni, Huffington Post

La trattativa nell’Eurogruppo che proseguirà fino al prossimo Consiglio europeo sta dentro uno scenario nuovo, ricco di insidie ma anche di possibilità. Occorre unire intelligenza e duttilità tattica con una grande fermezza strategica, non rinunciando, a maggior ragione nella fase della trattativa, a tenere fermo lo sguardo sull’orizzonte. La nostra è e deve essere una opposizione non nominalistica (il Mes come ossessione) ma di merito, verso ogni strumento che vincolasse il prestito a obblighi di ristrutturazione del debito. E dall’altra parte la proposta di un fondo complementare al bilancio Ue in grado di emettere bond, di ammontare rilevante, possibilmente a lungo termine e a tassi bassi. Si deve essere rigorosi sulla prospettiva, ma anche precisi, per evitare errori, suggestioni sbagliate, allusioni anche involontarie a devastanti rinculi nazionalistici che non appartengono al destino europeo a cui vogliamo partecipare.

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