Scotto: i curdi traditi in nome della Nato. Il cinismo unica bussola

Arturo Scotto, Globalist.it

Quando il cinismo diventa l’unica bussola delle relazioni internazionali, parlare di universalismo dei diritti umani è solo retorica buona per i comizi. In mezzo ci finiscono i popoli innocenti. Che vengono idolatrati, poi masticati e infine sputati dalla logica della guerra. Anche quando essa viene accompagnata dall’enfasi della lotta per la democrazia. Oggi tocca ai curdi, domani paradossalmente potrebbe accadere agli stessi ucraini. Non si sa mai che Putin non ritorni a sedersi al tavolo dei grandi e tornare utile alla bisogna.

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Bersani: sì all’Ulivo ma rischio Unione. Ai progressisti servono ancora i 5S

Francesca Schianchi, La Stampa

Dopo il voto ho pensato a Orietta Berti. Abbiamo risolto un bel problema, ma guardando alle Politiche ce ne restano mille. La costruzione di un campo progressista è fatta di due cose: una proposta nuova sui temi sociali e sul lavoro, e una costruzione politica. Il Pd, come partito perno, è disponibile ad aprirsi e rafforzarsi? Può deciderlo solo lui. E poi serve un manifesto fondamentale su cui costruire questa alleanza. Sul taglio del cuneo fiscale tutti sono d’accordo. Ma pensano a un bonus? Ci vuole una soluzione strutturale. A parità di pressione fiscale e contributiva bisogna trovare 16-20 miliardi ogni anno: Draghi chiami tutti e faccia una riunione in cui si individua dove trovare quei soldi.

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Speranza: non torneremo all’epoca dei divieti, ma i positivi restino isolati

Michele Bocci, la Repubblica

Dopo tante restrizioni è l’ora della responsabilità dei singoli: ognuno di noi sa cosa deve fare. I contagi stanno crescendo, al chiuso meglio avere la mascherina. Se incontrano il virus, i più fragili rischiano ancora la vita, purtroppo. Proteggerli non dipende solo dai loro comportamenti, ma da quelli di ciascuno di noi. La campagna di vaccinazione ripartirà con i richiami autunnali. Agli over 80 e ai più fragili è consigliata la quarta dose già ora. Inaccettabili le scritte con insulti sui muri dell’ospedale Spallanzani: sono un segnale di rimozione.

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Scotto: tutte le lezioni per la sinistra italiana dell’exploit di Mélenchon

Annamaria Strada, L’Argomento

La sinistra torna a vincere se si riappropria della questione sociale: dalle pensioni, alla salute, dal salario minimo alla lotta alla precarietà. Tuttavia se non riesci nell’impresa di saldare i perdenti della globalizzazione con i nuovi bisogni dei ceti metropolitani non riesci ad essere maggioranza. E infatti, pur nel grande balzo di Mélenchon, è quello che è mancato. Noi abbiamo comunque qualcosa da imparare: il campo progressista deve rinnovarsi e unirsi e darsi una connotazione sociale forte.

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Visco: debito e spread, prospettive dell’Italia e strumenti della Bce

Vincenzo Visco, Il Sole 24 Ore

Il dibattito si è concentrato sulla reazione dei mercati al programma della Bce di graduale aumento dei tassi. Reazione inattesa, e probabilmente esagerata. Molto seria rimane invece la situazione dell’economia reale. I rischi di recessione crescono, i costi per le famiglie sono sempre meno assorbibili, quindi bisogna cercare di fare il possibile per intervenire in modo tempestivo e adeguato.

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Scotto: effetto Melenchon, Articolo Uno inaugura il suo circolo a Parigi

Giovanna Casadio, la Repubblica

Il rischio del neofascismo viene usato spesso come spauracchio per garantire una stabilizzazione in senso moderato. Quando invece ad avanzare nell’elettorato è una proposta chiaramente progressista, i liberali accantonano lo spauracchio e fanno finta che il problema non sia il loro. Persino lo sdoganamento della destra estrema torna utile per frenare una svolta a sinistra. Macron non ha visto la mucca nel corridoio, cioè che il vero avversario era la destra. Mostrificando Melenchon ha spinto elettori verso l’astensionismo, o addirittura su Le Pen.

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D’Attorre: campo largo non è somma di sigle, serve un partito della nazione

Alfredo D’Attorre, Huffington Post

Partire dalla geometria delle alleanze elettorali difficilmente offre una soluzione. Occorre invece una mossa politica, che rivolgendosi al Paese cambi il terreno di discussione e metta tutti di fronte a un fatto nuovo. Questa mossa non può che farla il Pd. C’è un assoluto bisogno di un soggetto centrale che abbia la forza di definire l’impronta del “campo largo”, non che venga definito solo dall’impegno di promuovere il “campo largo”. E questa proposta non può che avere al centro il lavoro e la questione sociale, superando definitivamente l’idea che il recupero di un rapporto con i ceti popolari possa essere delegato al M5S. Così come non è affatto detto che la rappresentanza di un pezzo delle forze produttive debba essere affidato ai “centristi”.

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Guerra: il governo è pronto a nuovi interventi per tutelare i più deboli

Nicola Pini, Avvenire

L’inflazione acuisce le disuguaglianze, come dimostrano i dati Istat, in particolare sui minori e sugli stranieri. Concentreremo gli sforzi su chi è più in difficoltà. Il Paese ha puntato il suo sviluppo sulla compressione del costo del lavoro e non sulla qualità e l’innovazione, un modello che ci porta inesorabilmente verso un aumento della povertà. Gli strumenti per contrastarlo stanno nel salario minimo legato a una contrattazione nella quale la rappresentanza sia più definita, in modo da impedire che i contratti siano firmati da soggetti non rappresentativi. Il salario minimo deve agganciare anche i settori dove non c’è sindacalizzazione.

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Visco: la questione fiscale, terreno adatto a una battaglia politica esplicita

Vincenzo Visco, Il Mulino

Tra le forze politiche solo Leu ha avuto il coraggio di votare contro l’articolo 2, che è quello relativo al sistema duale, mentre il Pd sembra essere appiattito sul governo Draghi indipendentemente dai contenuti della sua azione, e le destre continuano a manifestare la loro vocazione eversiva in materia di tassazione, risultando però egemoni in Parlamento vista anche la confusione permanente in cui versa il M5S. Questo sarebbe un terreno adatto a una battaglia politica esplicita, frontale e chiarificatrice, ma è da escludere che oggi qualcuno voglia intraprenderla. Se dopo le prossime elezioni prevarranno forze politiche che vorranno davvero attuare le proposte che oggi propagandano, il default finanziario dell’Italia sarà assicurato.

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