Rossi risponde a Renzi: non vedo le condizioni per allearci col Pd

Andrea Carugati, La Stampa

Due settimane fa Speranza aveva lanciato un ultimo appello, “fermiamoci a riflettere sulla legge elettorale e niente voto di fiducia”. La risposta sono state altre cinque fiducie, Grasso ha lasciato il Pd parlando di una violenza contro il Senato. Parole che sono ancora più credibili perché dette da un uomo delle istituzioni. La svolta in quel partito ci doveva essere il 5 dicembre, dopo il referendum. Dirigenti come Franceschini, ma anche Delrio, avrebbero dovuto chiedere un congresso vero e rimescolare le carte. E invece hanno di fatto accettato la trasformazione nel partito di Renzi.

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Bersani: impensabile stare con Renzi, vuole solo assorbire la destra

Alessandra Arachi, Corriere Tv

C’è un macigno tra noi e il Pd e lo hanno messo loro. Vorrei fare un appello ai parlamentari Pd: siete entrati con Bersani e uscite con Verdini, cosa è successo? Cosa ho sbagliato io e cosa ha fatto giusto lui? Boldrini e Grasso sono istituzioni, non li tiriamo per la giacchetta. Pensiamo a un leader che non sia solo politico ma anche civico

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Guerra: il governo non ha più la maggioranza, Gentiloni faccia i conti

Monica Rubino, la Repubblica

Non siamo andati dal Capo dello Stato per sollecitarlo a intervenire. Ci fidiamo di lui. Ma in Aula è emerso un dato nuovo: il governo in Senato non ha più la maggioranza e si regge sulle assenze compiacenti di Forza Italia, che è un azionista occulto di questo esecutivo: molti forzisti risultavano in missione, anche se erano seduti nei loro banchi.

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Guerra: cara sinistra, ascolta le denunce delle donne

Maria Cecilia Guerra, il manifesto

Dopo la denuncia di Asia Argento, con l’hashtag #metoo (anche io, è successo anche a me) centinaia di migliaia di donne e ragazze sui social media hanno svelato la scena di una sopraffazione maschile raccapricciante e estremamente diffusa. La sinistra non può non vedere qui in trasparenza un nodo della crisi della rappresentanza politica. Queste donne non si fidano di noi e non si fidano delle istituzioni

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Simoni: è guerriglia parlamentare, Matteo si inventa i nemici e li combatte

Luca Telese, La Verità

L’operazione Bankitalia ha reso chiari la natura di Matteo, la sua strategia. È grave l’ingerenza di un partito in una nomina che spetta a capo dello Stato e premier. Renzi ha diviso il Paese con il referendum. E da allora una parte importante dei nostri elettori si astengono. Prova a dire che siamo divisivi e rancorosi, ma ha collezionato solo rotture. Per restare al governo è disposto a governare con Berlusconi: forse otterrà che il centrodestra lo faccia senza di lui

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