Oggionni: riprogrammare e riprogettare la nostra democrazia

Simone Oggionni, Huffington post

Recensire Progettare l’uguaglianza. Momenti e percorsi della democrazia sociale (Mimesis, 2020) non è semplice. Il libro, curato da Mattia Gambilonghi e Alessandro Tedde, è una raccolta molto organica, molto ben congegnata, di saggi di diversi autori che si interrogano – dentro una prospettiva comune – sul senso e sul significato dello Stato sociale, sulla sua storia, sulle sue caratteristiche e le sue trasformazioni. Ma la forza di questo testo è anche l’inquadramento di quel cuore dentro processi di lunga durata, che hanno riguardato sia l’ordine sociale sia l’ordine costituzionale.

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Visco: Draghi non è un conservatore, dimostrerà sensibilità sociale

Nando Santonastaso, Il Mattino

Se la recessione, pur durissima, in Italia è stata inferiore a quella di altri paesi europei vuol dire che i sussidi sono serviti. E penso che Draghi sia d’accordo a non abbandonarli subito. Draghi ha sempre avuto sensibilità sociale, ma è evidente che sul nodo della tassazione fiscale, la Lega e in parte Forza Italia hanno posizioni del tutto incompatibili con quelle della sinistra e della stessa Ue. Due le priorità assolute: il Recovery plan e la pandemia. Di sicuro, me lo faccia dire, finora la gestione dell’emergenza sanitaria è stata una delle migliori in Europa.

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Oggionni: è arrivato il tempo di mettere gli scarponi nel fango

Simone Oggionni, Huffington Post

Stiamo gestendo una sconfitta politica e sbaglia chi non se ne è accorto. Chi ha fatto cadere il governo Conte II lo ha fatto con l’obiettivo di spaccare l’alleanza tra Leu, Pd e Cinque Stelle e di spostare più a destra l’asse del governo. Siamo alla vigilia di scomposizioni e ricomposizioni del quadro politico. Un piccolo grande terremoto di cui senz’altro vedremo gli effetti nei prossimi anni, ma dentro il quale non possiamo essere soltanto spettatori. Per questo serve più politica, non meno politica. Più responsabilità, non soltanto nei confronti del Paese ma anche nei confronti della nostra parte, che chiede un salto di qualità, di pensiero e anche di organizzazione, ormai ineludibile.

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Scotto: vedremo la sintesi di Draghi, fondamentale l’unità della coalizione

Mara Montanari, Adnkronos

Aspettiamo di ascoltare quale sarà la sintesi di Draghi sulle proposte che gli sono state avanzate. Il punto è capire cosa si vuol fare. Si prolunga il blocco dei licenziamenti? Si va avanti con il reddito di cittadinanza? Si fanno gli investimenti ecologici? Oppure si fa il condono fiscale? Il giudizio positivo sull’esperienza di Speranza credo sia condiviso da tutti. Sulla composizione del governo credo sia tutto molto molto prematuro. Dobbiamo salvare questa esperienza disarcionata da una manovra di palazzo che aveva l’obiettivo di spaccarla. Renzi è stato il sicario su mandato di interessi politici ben precisi.

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Guerra: Draghi non è Monti, la sua linea dipenderà da chi lo appoggia

Massimo Franchi, Il manifesto

Il paragone con Monti è improprio perché la situazione di oggi è molto diversa dalle macerie lasciate dal governo Berlusconi nel 2011. Qua siamo davanti ad un governo che è stato abbattuto per ragioni politiche interne alla maggioranza. Oggi il contesto economico è totalmente diverso: l’austerità non esiste più, ed è un bene che Draghi abbia aperto subito il dialogo con i sindacati. I temi che possono differenziare i governi sono licenziamenti, uguaglianza, lotta alla povertà. Da donna di sinistra non mi spaventa un governo a guida Draghi, mi preoccupa il perimetro della maggioranza.

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Oggionni: sì al confronto con Draghi, ma serve un programma

Simone Oggionni, Domani

Appare impossibile dare un giudizio sull’ipotesi Draghi senza andare a vedere le carte del suo ipotetico governo. Tutto dipende dal perimetro delle forze che lo sosterranno, dal tasso di politicità del governo, dalla composizione della squadra e di conseguenza dai contenuti programmatici che quella squadra esprimerà. Per questo, in primo luogo, dipende da quanto terrà l’asse tra noi, il Pd e i Cinque Stelle, cioè da quanto la maggioranza che ha sostenuto il Conte II rimarrà solida – e riconoscibile e anche legittimata – in questo nuovo passaggio.

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Visco: Draghi non è un uomo di destra, lo definirei un cattolico sociale

Roberto Petrini, la Repubblica

È una persona con qualità notevoli, per molti aspetti eccezionali. Quello che è sorprendente è che dove lo metti diventa irrinunciabile, una dote quasi naturale. La formazione di Draghi è quella di uno che ha studiato alla Sapienza di Roma con Caffè e poi al Mit con Modigliani: è dunque tendenzialmente keynesiana. Dopo di che lui è entrato nel mondo delle istituzioni finanziarie dove l’ortodossia in quegli anni, gli Ottanta, è mutata e da keynesiana è diventata liberista. Ma sicuramente sul piano economico Draghi non è un conservatore.

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Conte: pieno sostegno a Conte, Fi può smarcarsi da Lega e Fdl

Loredana Lerose, Cronache

All’interno di Fi è in atto una discussione significativa che non è venuta fuori poiché oscurata da quella sui responsabili. C’è una parte che ragiona su un possibile cambiamento rispetto all’asse Salvini-Meloni. È evidente che la discussione è partita e l’alternativa deve maturare. Del resto Fi in Europa è iscritta ai Popolari. Credo che il Conte ter partirà con una maggioranza anche più ampia del Conte bis, con una squadra migliorata, un patto di legislatura chiaro, il recovery e le riforme chieste dall’Europa. La maggioranza si allargherà alle forze moderate del centro.

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Bersani: io nel Pci con Baldo, tra la voglia di uguaglianza e gli errori

Pietro Visconti, Libertà

Quando da bambino si giocava al Far West, io stavo con gli indiani. Avvertivo un sentimento di uguaglianza, che chissà da dove arrivava. Scelsi il Pci più per un’esigenza morale che politica: sentivo di dover andare dove erano le persone che volevo rappresentare e difendere. Il patrimonio permanente di quel partito è aver imparentato la democrazia con le masse popolari, aver promosso un’operazione enorme di emancipazione e l’idea che qualsiasi tipo di sinistra non può immaginare le proprie fortune fuori da quelle del Paese. Il filo da riprendere è quello di un partito che riesce ad avere antenne e rapporti con nuove forme di autorganizzazione sociale. Ci sono mille modi in cui la gente si ritrova. In molti di questi modi c’è un desiderio di vedersi dentro un progetto ideale. Un partito li dovrebbe collegare, né pesante né leggero, forte il giusto.

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