Guerra: blocco dei licenziamenti fino a ottobre, quello selettivo discrimina

Roberto Ciccarelli, Il manifesto

Il blocco selettivo rischia di essere molto ingiusto. Quando si prende un settore colpito si rischia di non cogliere i problemi della filiera. Ragioniamo semmai sul criterio trasversale della perdita di fatturato e non per settori. Sono assolutamente contraria all’idea che si possa uscire dalla crisi aumentando i contratti precari o reintroducendo i voucher, è proprio sbagliato dal punto di vista economico.

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Visco: sinistra succube degli antitasse, vuole dire addio allo stato sociale?

Umberto De Giovannangeli, Il Riformista

In materia di fisco troppo imbarazzo e coda di paglia. Ma come si fa a finanziare sanità, previdenza, istruzione? Torniamo allo Stato minimo? La sinistra, almeno in Italia, ma come si è visto nelle ultime settimane molto meno in America, è vittima e subalterna ad una cultura antitasse che ha prevalso in occidente negli ultimi decenni. Se la sinistra non è in grado di porre la questione, e il dibattito relativo, in questi termini, non solo non può più definirsi sinistra, ma è destinata meritatamente alla sconfitta: lo stato sociale, infatti, non è altro che il welfare anche per i poveri finanziato con le tasse di tutti, ricchi compresi.

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Guerra: stop rapido alle cartelle, ma più poteri alle Entrate

Michele Di Branco, Il Messaggero

La riscossione cambierà nel 2022. I debiti fiscali potrebbero essere cancellati anche prima dei cinque anni, ma servono più poteri di controllo. Quando un credito è ormai considerato inesigibile è inutile sprecare tempo e risorse. Contro l’evasione fiscale occorre puntare sempre di più su anagrafe dei conti correnti e fatturazione elettronica. Bisogna rafforzare i meccanismi di recupero perché quando un debitore non paga il creditore deve avere la possibilità di verificare in tempi brevi, prima che le risorse scompaiano, se c’è la possibilità di riscuotere.

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Guerra: parità di genere, una rivoluzione delle coscienze

Morena Pivetti, Fortune Italia

Siamo a un bivio: o si va avanti verso il futuro, o sprofonderemo in un conflitto vita-lavoro ancora più aspro che nel passato. L’aiuto monetario, i voucher, i bonus, gli sgravi contributivi e gli investimenti in infrastrutture sociali, che pure non saranno pochi, non bastano. Occorre aggredire l’organizzazione della società, cambiare nel profondo la cultura del Paese. Dobbiamo liberare il tempo delle donne, ma anche il potere delle donne: solo una partecipazione attiva alla vita pubblica, ai centri dove si decide può far germogliare politiche per la perequazione di genere.

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Guerra: fare o non fare figli, idee perché sia davvero una scelta

Maria Cecilia Guerra, Il Foglio

Che nella maggior parte dei casi non si tratti di vera scelta ce lo dicono un mare di sconfortanti dati statistici che spietatamente sottolineano come, nel nostro paese, per la donna che lavora la maternità sia quasi sempre una condanna. Non dobbiamo inventarci bonus o altri incentivi ma preoccuparci, investendo sui servizi di cura e combattendo la precarietà, di rendere possibile una scelta alle tante donne che vorrebbero avere figli ma non possono farne, e non spingere a farne le donne che non li desiderano.

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D’Alema: io, l’antipatico d’Italia. Forse è stata colpa mia

Tommaso Labate, Sette

Non mi sono mai preoccupato troppo della mia popolarità e in questo ho sbagliato. L’aver lasciato che venisse veicolata un’immagine così sbagliata della mia persona, arricchita spesso da menzogne, è stata una colpa. Snobismo, noncuranza, in certi casi sottovalutazione. Sono colpe. Va anche precisato che tanti di quelli che pensavano fossi antipatico, conoscendomi personalmente, hanno poi cambiato idea. Non tutti. Ma tanti.

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Visco: reazioni a proposta Letta espressione di una cultura retriva

Vincenzo Visco, Rivista Il Mulino

La proposta rompe un tabù, collegando un intervento fiscale sui più ricchi al finanziamento di un programma a favore di tutti i giovani. Discutibile è invece è l’idea (poi in parte corretta) di utilizzare il maggior gettito per la creazione di una sorta di patrimonio di cittadinanza di 10.000 euro per ogni diciottenne. Destinare maggiori risorse ai giovani, al loro percorso formativo, al sostegno di iniziative imprenditoriali è senz’altro utile e condivisibile, ma seguire la logica dei bonus monetari generalizzati, come fatto da Renzi in passato, rischia di diventare l’ennesima occasione per un inutile spreco di risorse pubbliche.

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Visco: bene che i ricchi paghino, ma ai giovani oggi non servono regali

Paolo Baroni, La Stampa

A nome di Articolo Uno ho fatto proposte molto moderate, che ho anche inviato a Draghi, per una riforma generale e progressiva del fisco. Inaccettabile la polemica da ancien régime contro una imposta di successione ragionevole, in base alla quale i ricchi non devono pagare le tasse, gli evasori non devono essere disturbati e i ceti benestanti vanno solo assecondati nei loro desideri di voler pagare di meno. Dopodiché gli stessi dicono che bisogna mantenere i servizi pubblici e magari pure aumentarli.

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