Scotto: quelli di Renzi sono stati anni bui, ora è politicamente disperato

Antonello Sette, Globalist.it

Siamo un’organizzazione politica e democratica e tutte le decisioni le prenderemo in sede congressuale, in piena autonomia rispetto al Pd e a tutti i soggetti politici. Mi riesce difficile capire come una non notizia sia diventata virale. Capisco che, a cavallo di Capodanno, le notizie scarseggiano e qualcosa si deve pur dire, ma noi è da maggio che abbiamo stabilito e intrapreso il percorso delle agorà. A valle di questo percorso, decideremo se ci sono le condizioni per costruire insieme al Pd una nuova casa progressista. Renzi scatta sempre quando sente la parola D’Alema. Non vale neppure la pena di commentarlo.

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Fornaro: non si può negare la fase renziana del Pd. Ma guardiamo avanti

Laura Mari, la Repubblica

Non si può negare che la fase di Renzi all’interno del Pd ha creato tra i democratici un certo disagio, a partire dalla scelta di Letta di lasciare la politica e andare a Parigi per dedicarsi all’insegnamento universitario. E anche Renzi ora ha fatto le sue di scelte, è uscito dal Partito democratico e ha fondato Italia viva. Ma non è su questo che ora dobbiamo concentrarci. Bisogna guardare avanti, non indietro. È il momento di ripensare la sinistra e noi vogliamo essere il lievito di questa nuova fase. Il domani è verso una sinistra nuova. Ma aver dato la disponibilità a partecipare all’iniziativa del Pd non implica che sia già deciso come si concluderà questo percorso.

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Oggionni: Articolo Uno non entra nel Pd ma vuole creare un progetto nuovo

Simone Oggionni, Domani

Non stiamo costruendo l’escamotage per rientrare (o entrare) dalla finestra in ciò che c’è. Stiamo chiedendo al Pd se è disposto a voltare pagina insieme a noi. La politica è un fatto collettivo, non individuale, e le decisioni sulla linea di un’organizzazione politica le prendono i congressi. A maggior ragione quelle fondamentali. Stiamo chiedendo al Pd, al suo segretario Enrico Letta, cui riconosciamo intelligenza, serietà, curiosità politica e intellettuale, se è disposto e interessato a dare vita a un progetto nuovo e a un soggetto nuovo, mettendo a disposizione di chi vuole partecipare il destino del percorso avviato.

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Tozzo: la sinistra voti dalla prima chiama e a oltranza una donna presidente

David Tozzo, l’Huffington Post

La proposta di Giuseppe Conte per una donna prossima Presidente della Repubblica va raccolta e rilanciata. È plastico quanto banale come sia più insopportabile che incontrovertibile come quello di maschietti e sempre maschietti e solo maschietti al Quirinale (pur nel rispetto riverente di Presidenti mirabili che hanno onorato il Paese come Einaudi, Pertini, Ciampi, Mattarella) sia un retaggio di un mondo patriarcale che tarda non dico a scomparire, neppure a farsi da parte, ma quantomeno a fare posto all’altra metà del cielo, la migliore. Le obiezioni al riguardo sono le obsolescenti ottuse sempiterne solite.

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Stumpo: lo Stumpum per capire quale sarà il candidato ideale per il Colle

Adolfo Pappalardo, Il Mattino

Stavolta non basta fare il calcolo dei gruppi parlamentari perché ci sono sensibilità diverse, occorre invece capire chi, tra centrodestra e centrosinistra, sia x e y. E chi è maggiore dei due: se x prevale su y o viceversa. Sulla candidatura di Berlusconi non può esserci, parlo per il centrosinistra, non solo convergenza ma nemmeno discussione. A questo punto credo invece sia utile, anche per determinare i veri rapporti di forza e verificare pesi e contrappesi, che anche il centrosinistra metta un candidato insieme con i 5 stelle. Anche per capire da quale delle due parti penda la proposta e poi cercare di trovare un percorso unitario.

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Guerra: sconcertante silenzio media sullo sciopero, il Paese va ascoltato

Carlo Di Foggia, Il Fatto quotidiano

Non capisco lo stupore né il fastidio verso un atto fisiologico di conflitto sociale. I sindacati rappresentano larghi strati della popolazione, chiedono attenzione su temi importanti e intercettano un malessere diffuso – precarietà, delocalizzazioni, disuguaglianze – che non nasce con la pandemia e sta crescendo. Io comprendo le ragioni dello sciopero, anche se non condivido la valutazione complessiva della manovra. Sconcertante non dare notizia del primo sciopero generale da sette anni. Questa protesta segnala che serve un confronto vero con chi rappresenta il mondo del lavoro.

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Geloni: rigurgiti anti casta. Guida contro l’indignato del lunedì

Chiara Geloni, Il Foglio

Si chiama “discussione generale” un semplice passaggio formale in aula che consente di incardinare una legge in modo che venga poi calendarizzata per il “seguito della discussione” (il vero e proprio dibattito) e poi per le votazioni. Succede appunto ogni lunedì pomeriggio. È presente un rappresentante per ogni gruppo, più i relatori dei provvedimenti. Durante la discussione generale non avviene se non un inizio, e tutt’altro che generale, di discussione. Ci sono tanti motivi per criticare le disfunzionalità del Parlamento in generale e di questo in particolare. Si può anche dire che sarebbe ora di riformarli, questi benedetti regolamenti parlamentari. Però alimentare certi flame non è un bel modo di avere ragione, e neanche di fare buon giornalismo.

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Guerra: io dal governo considero la protesta più che legittima

Massimo Franchi, Il manifesto

Condivido la preoccupazione sui temi di medio e lungo periodo: per uscire dalla crisi con più sensibilità ai temi del lavoro servono impegni precisi contro la precarietà e sulle pensioni, temi sui quali il governo dovrebbe convocare i sindacati il prima possibile. La rappresentanza politica e quella sindacale sono diverse. In questo momento è chiaro che il sindacato rappresenta e interpreta una domanda e un malessere che chiunque ha gli occhi per vedere sa che si sta allargando. Nel rispetto del mio ruolo cerco ogni giorno di battermi per portare le istanze del lavoro nelle politiche di governo. Sul bonus fiscale condivido la posizione dei sindacati e ho sostenuto la medesima opzione. Sul punto però la mediazione raggiunta nella maggioranza che prevede 7 miliardi al taglio dell’Irpef e uno solo al taglio dell’Irap non era affatto scontata.

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