Scotto: una destra senza distanziamento sociale e politico dal fascismo

Arturo Scotto, Globalist.it

Non si possono liquidare gli insulti al Presidente Mattarella di alcuni manifestanti che sfilano con il tricolore come una semplice sgrammaticatura. Ho l’impressione che sia più che altro la manifestazione esplicita di un sentimento di estraneità alla Repubblica, alle sofferenze che l’hanno attraversata, alle paure che l’hanno animata, alle fratture che ne hanno scandito il percorso. Il video di Globalist squarcia questo velo in maniera implacabile, ivi comprese le manine alzate al risuonare dell’inno di Mameli. Chi insulta il Presidente della Repubblica non compie soltanto il reato di vilipendio, ma straccia un pezzo di storia del paese. Lo calpestano, dopo averla calpestata durante il ventennio, come fece il monarca che si consegnò mani e piedi al Duce. E come tradì la Repubblica chi abbassò la testa davanti alla mafia che sparava, metteva le bombe, invadeva l’economia legale. Non so dove fosse la destra quando accadeva questo, so da che parte era gente come Sergio Mattarella. Mi aspetto una presa di distanza da Salvini, Meloni e Tajani.

LEGGI L'ARTICOLO

D’Alema: un nuovo ordine. Tra Cina e Occidente è tempo di dialogo

Massimo D’Alema, Formiche.net

Noi europei dobbiamo riconoscere che oggi l’occidente non appare in grado di garantire quel ruolo di pilastro dell’ordine mondiale che ha svolto negli ultimi secoli e che un nuovo quadro di governance multilaterale può nascere solo nel dialogo paritario con i grandi soggetti che emergono o ritornano protagonisti sulla scena mondiale. La mia convinzione è che lungo l’asse del dialogo tra oriente e occidente potrà essere costruito un ordine mondiale nuovo. Spetta a noi dimostrare che il necessario primato della politica può realizzarsi meglio nella democrazia piuttosto che, come sembrerebbe nel mondo di oggi, grazie alla forza di regimi autoritari.

LEGGI L'ARTICOLO

Visco: servono nuovi schemi nella relazione tra Stato e Regioni

Vincenzo Visco, Il Sole 24 Ore

Il Titolo V va rivisto in profondità. Non si tratta di trasferire competenze esclusive o concorrenti da un elenco a un altro, ma di stabilire princìpi generali da cui far discendere le scelte concrete. Ciò significa che nella Costituzione, per quanto riguarda le relazioni tra Stato centrale ed enti decentrati, sarebbe sufficiente prevedere che essi vanno stabiliti in base al principio di sussidiarietà, ferma restando la prevalenza dell’interesse generale, quando necessario. L’articolazione concreta delle funzioni e prerogative di ciascun ente andrebbe riservata alla legge ordinaria che meglio può farsi carico di curare dettagli e situazioni specifiche. L’approccio proposto, oltre a essere l’unico razionale, presenta tutti i gradi di flessibilità necessari, e si presta al trasferimento in sede decentrata di molte più competenze rispetto a quelle che oggi vengono esercitate, senza compromettere l’unità operativa del processo decisionale.

LEGGI L'ARTICOLO

Scotto: ecco perché la richiesta di FCA è a tutti gli effetti un ricatto

Arturo Scotto, Globalist.it

L’attacco concentrico al governo Conte è un modo tutt’altro che sofisticato di battere cassa. Lo sconto Irap generalizzato nel mese di giugno ne è l’esempio più palese e sfacciato. Lo prende chi ha pagato un prezzo al lockdown e chi ha quasi raddoppiato il fatturato. Tutti uguali, tutti sanati. Ancora una volta un pezzo delle classi dirigenti soffia sul fuoco del populismo antisistema per guadagnarci qualche soldo. Sollevano il rischio di rivolta sociale la mattina, ma la notte trattano gli sgravi. La storia è antica: fa parte del rapporto irrisolto tra le famiglie principali del capitalismo italiano e lo stato. E oggi, dopo l’abbuffata dell’Irap, fa molto discutere il tema del ricorso al credito garantito dallo Stato da parte di alcune grandi imprese. Lo fanno anche quelle che negli anni hanno portato sede legale e sede fiscale altrove. Ma la musica deve cambiare.

LEGGI L'ARTICOLO

Scotto: questo governo fa (anche) cose di sinistra. E dà fastidio

Arturo Scotto, Huffington Post

Caro Alessandro De Angelis, con grande franchezza: non sono d’accordo con te e proverò a spiegare perché stavolta nutro un dissenso profondo rispetto a quanto scrivi. A questo governo è caduto addosso un macigno gigantesco nel momento in cui stava cominciando ad amalgamarsi, quando cominciava ad entrare all’ordine del giorno l’urgenza di una prospettiva politica e la cancellazione di politiche di destra che tu invochi. Non sto cercando alibi, ma il contesto conta. La regolarizzazione dei migranti valeva anche ieri e l’altro ieri, persino quando la Bellanova era viceministro di un altro governo che sottoscriveva gli accordi con la guardia costiera libica. La sanatoria serviva anche allora. E senza voucher, perché non serve regolarizzare i migranti se poi regolarizzi il caporalato. In questo momento, vedo un’offensiva senza precedenti di un pezzo del mondo produttivo – dal piglio persino un po’ padronale – per far saltare l’attuale equilibrio politico, l’alleanza tra centrosinistra e Cinque stelle. Sarà maldestra questa maggioranza, ma evidentemente genera fastidio – e molto – se continua a dialogare col sindacato dei lavoratori, se ha una certa condotta autonoma in Europa, se ritorna a parlare di intervento pubblico nell’economia.

LEGGI L'ARTICOLO

Speranza: sono un ministro novecentesco, i sondaggi? Li trovo eccessivi…

Gad Lerner, il Venerdì di Repubblica

La pandemia è l’esperienza più drammatica della mia vita. Non credo la nostra generazione possa conoscere un trauma peggiore. Ho giurato sulla Costituzione e, pur essendo un uomo di sinistra, un politico appassionatamente di parte, da ministro rispondo all’insieme dei cittadini del mio Paese. Il più popolare nei sondaggi? Vivo con disagio questo genere di classifiche. Penserete che sono novecentesco, ma rifuggo la comunicazione esagerata e resto parsimonioso nell’utilizzo dei social. La sanità da sempre è stata la mia passione. Considero l’articolo 32 della Costituzione, quello in cui si dice che “vanno garantite cure gratuite agli indigenti”, uno dei pilastri del contrasto alle disuguaglianze sociali, così come considero il Servizio Sanitario Nazionale una delle più grandi conquiste di progresso del nostro Paese.

LEGGI L'ARTICOLO

Gotor e Laccetti: l’università durante l’emergenza sanitaria del Coronavirus

Miguel Gotor e Giuliano Laccetti, il Mulino

Una volta superata la fase di emergenza non si deve pensare di trasformare questa modalità straordinaria in una strategia operativa ordinaria. Le opportunità offerte dalle nuove tecnologie didattiche, a regime, dovranno servire esclusivamente per integrare/migliorare l’insostituibile approccio in presenza (parimenti non sostituibile in caso di tirocini, di attività di laboratorio, di uscite sul campo. Si pensi, ad esempio, alle attività pratiche, specifiche di professioni come quella dei geologi e degli archeologi). In ogni caso occorre che gli studenti siano in grado di utilizzare un’adeguata postazione di lavoro, dotata di necessari strumenti hardware e software, oltre che di una connessione stabile, a banda larga. Per il momento non è certamente così per tutti. Se è stato giusto finanziare la realizzazione e/o la ristrutturazione di nuovi presidi sanitari, riteniamo altrettanto giusto prevedere finanziamenti per l’edilizia scolastica e universitaria. Una particolare attenzione andrebbe rivolta agli studenti fuori sede, molti dei quali stanno continuando a pagare l’affitto, senza potere usufruire dell’abitazione, e hanno bisogno di un orizzonte il più possibile sicuro per programmare il proprio immediato futuro.

LEGGI L'ARTICOLO