Fornaro: sciopero? Si agisca in Aula, ognuno fa il suo lavoro

Marianna Rizzini, Il Foglio

Il sindacato fa il sindacato, i partiti il loro mestiere. Le questioni poste nella piattaforma unitaria dalla lotta alla precarietà a quella alle disuguaglianze sono importanti. Detto questo sul tema disuguaglianze si può pensare di intervenire a livello di legge di Bilancio. Credo ci siano gli spazi e i tempi per agire in Parlamento, per dare spazio alle richieste di Cgil e Uil. Sul contributo di solidarietà il centrodestra al governo ha fatto un grave errore, e mi meraviglio della Lega, un partito che si dice popolare.

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Geloni: vi spiego perché Cgil e Uil scendono in piazza. E sul Quirinale…

Francesco De Palo, L’Argomento quotidiano

Il sindacato percepisce che c’è un disagio sociale forte nel paese che non trova alcuno sbocco, che al momento non viene neanche raccontato all’interno di una narrazione trionfalistica. Lo sciopero è una tappa di un confronto molto aspro, che però riconosce il carattere di eccezionalità e di emergenza dal quale nasce il governo Draghi. Penso sia il tentativo di segnalare in maniera frontale dei problemi, ma non mi pare che il sindacato stia chiedendo ai partiti di sinistra di uscire dalla maggioranza. Non è che il sindacato non sappia che ci troviamo nel bel mezzo di un’emergenza sanitaria ed economica.

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Visco: sul fisco una riforma che delude sul lavoro e non intacca i privilegi

Vincenzo Visco, Il Sole 24 Ore

Una revisione che suscita molti interrogativi: è stata immaginata come se le risorse fossero inesauribili, ma così non è. Logicamente l’intervento sulle aliquote sarebbe dovuto arrivare come conclusione di un processo più laborioso e complesso di ricomposizione della base imponibile dell’imposta, adombrata nella delega, ma del tutto assente nella proposta di riforma, con il risultato di rendere meno attuale, e più problematico e incerto, un eventuale intervento successivo.

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Guerra: peso fiscale, discutibili i vantaggi per i redditi alti

Claudia Voltattorni, Il Corriere della Sera

Solidarietà non è una brutta parola. Non era un contributo, si trattava di rimandare un taglio di imposte dì un paio di anni sui redditi alti. È importante distribuire meglio il peso fiscale e che tutti paghino le tasse in base ai rispettivi redditi, invece tanti ancora non pagano, ogni anno vengono evasi tra contributi e imposte più di 100 miliardi di euro. È giusto ricordare che tagliare le imposte significa tagliare le spese e quindi i servizi: c’è bisogno di una spesa per il bene comune che sia sostenuta da tutti i contribuenti in base al proprio reddito.

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Guerra: peccato, un gesto di equità è passato come un balzello

Nando Santonastaso, Il Mattino

C’è stata una narrazione inesatta intorno al contributo di solidarietà. È stato raccontato come un aumento delle tasse per le persone con redditi più alti, mentre invece si trattava solo di posticipare per un anno o due il taglio di imposte per i contribuenti con redditi superiori ai 75mila euro, e utilizzare, in questo periodo di grave emergenza per i prezzi dell’energia, quelle risorse per arginare l’aumento delle bollette. Non dobbiamo avere paura di dire che qualcuno paghi di più e qualcuno di meno. E chi deve pagare di più sono le persone che attualmente evadono le imposte e sappiamo tutti che sono troppe.

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Panzeri: diritti umani prevalgano su interessi economici e alleanze politiche

Pier Antonio Panzeri, Huffington Post

Quando la politica lascia il primato alle armi, e succede troppo spesso, i primi a essere sacrificati sono i diritti umani. A cominciare da quelli dei tanti che a causa di guerre, persecuzioni e conflitti, il Mediterraneo provano a traversarlo in cerca di dignità e di futuro ma vi rimangono invece per sempre, adagiati senza nome e senza giustizia nel cimitero liquido, particolarmente nella sua parte centrale. È davvero possibile pensare di mettere a fuoco una “agenda positiva” per il futuro dell’area mediterranea senza che questa problematica veda la dovuta centralità e le risposte umanitarie a questo dramma trovino il necessario concerto e urgenza?

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Speranza: azione europea contro la variante, oggi un G7 straordinario

Annalisa Cuzzocrea, La Stampa

Con le chiusure coordinate dei voli quello che stiamo facendo è comprare tempo. L’effetto è quello di rallentare la variante in modo che  nostri scienziati possano studiarla. Innanzitutto dobbiamo scoprire se Omicron è davvero più veloce e se finirà per sopravanzare la Delta. Poi, viste le tante mutazioni della proteina Spike, bisogna capire se Omicron indebolisce la protezione data dai vaccini. La nostra opinione, finora, è che i vaccini dovrebbero comunque reggere, ma per avere certezze occorre ancora un po’ di tempo. Un’altra lezione imparata, con questa variante, è che bisogna accelerare nell’aiutare chi è indietro. Non basta regalare fiale agli Stati in difficoltà, bisogna mettere quegli stati in condizione di farle arrivare dove serve.

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