Bersani: non mi piace l’Europa solo con l’elmetto, si spinga sul negoziato

Concetto Vecchio, la Repubblica

La Ue si deve dare certamente un meccanismo di difesa europeo. È giusto riconoscere anche la presenza di Paesi neutrali. L’Europa non è la Nato. Se non teniamo aperta una via d’uscita e la prospettiva di una composizione alla fine rischiamo di ritrovarci con una Russia ancora più radicalizzata. E con nuovi nazionalismi. Il nazionalismo – ammonì Mitterrand nel suo lascito testamentario – vuol dire guerra. Tengo sempre a mente la lezione di Metternich nel 1814. Faccio notare che Zelensky fa entrambe le cose: combatte e tratta.

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D’Alema: i crimini di Putin e il dovere di parlare ai Russi

Fabio Martini, La Stampa

Ora deve essere esercitata ogni pressione per fermare la guerra e indurre la Russia a ritirare le sue truppe di occupazione. Ma, in prospettiva, se si vuole costruire una soluzione stabile e sostenibile, non si può non tener conto, malgrado Putin, che ci sono anche le ragioni della Russia. La politica dell’Occidente è stata sbagliata e ha favorito il nazionalismo di Putin: non abbiamo fatto nulla per inserire la Russia in un contesto di post-guerra fredda. Soprattutto gli americani hanno continuato a guardare alla Russia con i sentimenti di quell’epoca. E questo è stato un errore storico, iniziato già nell’epoca di Gorbaciov.

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Speranza: green pass? Fase nuova. Ecco come rivoluzioneremo la sanità

Paolo Russo, La Stampa

Il Covid non si spegne con il tasto off. Mentre continuiamo a combattere il virus, è il momento di alzare lo sguardo oltre l’emergenza. Il filo che unisce tutti i nostri interventi ruota intorno a tre parole chiave: prossimità, innovazione e uguaglianza. Da qui a cinque anni sorgeranno 1350 case di comunità con medici sempre al lavoro. Un over 65 su dieci avrà assistenza a casa, ridurremo le liste d’attesa con l’innovazione. Il 41% delle risorse del Pnrr andranno al Meridione: 4,3 milioni di persone in povertà sanitaria.

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Tozzo: Articolo Uno non è un ponte, ci serve un congresso di chiarezza

David Tozzo, Huffington Post

Questa settimana Articolo Uno compie cinque anni. La lettera scarlatta addosso ad Articolo Uno sin dalla sua nascita è la lettera P. Che non sta per partito, ma per ponte. In diverse occasioni in questi anni, infatti, il segretario come altri autorevoli miei colleghi di segreteria nazionale, hanno rimarcato come non fossimo nati che per ricompattare il campo progressista. Occorre mettere in campo un congresso vero, più a mozioni che a tesi, e una discussione conflittuale e di verità.

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Stumpo: sul Green pass dalla Lega solo spot imbarazzanti

Alessandro Di Matteo, La Stampa

Non è con un emendamento che si può ragionare sulle politiche di apertura e uscita dalla pandemia, è un percorso da costruire tutti insieme, con la progressività necessaria. Non ci si riesce se ognuno rivendica qualcosina con piccoli “spot”. Tutti ricorderanno i video di Salvini nella prima fase della pandemia: prima “aprite tutto”, poi “chiudete tutto”. Questa ricerca di visibilità crea solo imbarazzi nella maggioranza, in controtendenza rispetto alle pratiche che Draghi aveva richiamato.

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Speranza: il lockdown fu una scelta inevitabile. Teniamo le mascherine

Tommaso Ciriaco, la Repubblica

Ricordo tutto di due anni fa. L’Italia non era preparata, ma chi lo era nel mondo? Abbiamo sempre seguito la scienza. Ho voglia anch’io di mettermi alle spalle questa stagione, come dice Draghi. Siamo dentro un percorso e dobbiamo continuarlo, ma tenendo i piedi per terra. Sappiamo che con il 91% di over 12 vaccinati e la variante Omicron c’è un contesto diverso. Ma serve gradualità.

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D’Attorre: per sostenere Draghi serve la politica, non l’antipolitica

Alfredo D’Attorre, Huffington Post

Lo stucchevole coro per Draghi, che lo contrappone all’indistinta rissosità e inaffidabilità dei partiti facendo di tutta l’erba un fascio, è la solita antipolitica. Serve invece un patto politico tra il premier e le forze disponibili a sostenerlo con serietà. Con meno di questo, rischiamo di ritrovarci non solo un ultimo anno di legislatura meno efficace dal punto di vista dei risultati, ma anche macerie politiche.

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Geloni: intimidire i partiti non è un metodo di governo

Chiara Geloni, Tpi.it

Non penso che “strigliare i partiti” possa diventare un metodo di governo. C’è, in certi resoconti della stampa e purtroppo anche nelle parole del premier, una voluttà nel non riconoscere mai le ragioni della politica, della rappresentanza degli interessi, della dialettica tra i partiti che prescinde dalle reali colpe dei politici. Scherza col fuoco chi mette i bastoni tra le ruote a un presidente del consiglio come Draghi, ma scherza col fuoco anche chi pretende di governare contro il Parlamento.

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