Guerra: l’idea di Meloni per combattere l’evasione fiscale: legalizzarla

Maria Cecilia Guerra, Domani

L’inganno del concordato preventivo: una vecchia passione della destra, ma nessuno si era mai spinto così avanti. È evidente che, per essere appetibile, l’imponibile concordato dovrà essere adeguatamente sottostimato (per compensare il rischio in cui il contribuente incorre predeterminando il suo debito di imposta in una situazione di incertezza). Il rischio è quindi che aderiscano al sistema solo i contribuenti che hanno una ragionevole certezza di ricavarne un beneficio, di pagare cioè meno, con evidenti conseguenze sul gettito. Il rischio di cancellare la base informativa della fatturazione elettronica che è stata faticosamente estesa, proprio da quest’anno.

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Speranza: Meloni pensi da premier e cacci gli squadristi da Fratelli d’Italia

Alessandro Di Matteo, La Stampa

Alla prima curva difficile la premier sceglie di fare il capo di partito e non il presidente del Consiglio. Predica unità mentre i suoi ci bastonano. Autonomia e presidenzialismo uno scambio incestuoso. Falso dire che vogliamo abolire il 41 bis. Il messaggio più forte della nostra assemblea è continuare il percorso costituente. Chiediamo a tutti i candidati alla segreteria del Pd di impegnarsi perché il percorso continui dopo il 26 febbraio. Di fronte a questa destra l’unità è un obbligo morale, non solo una scelta politica.

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Visco: la guerra delle tasse e i trent’anni che hanno cambiato il mondo

Vincenzo Visco con Giovanna Faggionato, Domani

Pubblichiamo un estratto del libro “La guerra delle tasse”, di Vincenzo Visco con Giovanna Faggionato. Esce oggi in libreria, edito da Laterza. “Se niente cambierà, quello che consegneremo a mia nipote e anche ai vostri nipoti sarà un Paese reduce da una guerra combattuta più o meno in sordina, che dura da anni: la guerra delle tasse. Vinta dai privilegiati ma anche, battaglia dopo battaglia, eccezione dopo eccezione, da tutti quelli che sono riusciti a rosicchiare a una classe politica in ostaggio di pressioni lobbistiche una miriade di eccezioni particolaristiche che hanno reso il fisco di questo Paese un castello di piccoli e grandi privilegi”.

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Scotto: inaccettabile la politica che cede il passo alle armi

Umberto De Giovannangeli, Il Riformista

Non ho votato il decreto sugli aiuti militari all’Ucraina non perché sono un’anima bella. Ma perché credo nella forza della politica. Perché la pace è innanzitutto una politica, non una semplice bandierina etica da agitare. Il regime di Putin vive e si consolida sulla mobilitazione militare permanente, nella mitizzazione della cittadella cinta d’assedio dal nemico alle porte. Solo la politica può smontare questo armamentario da guerra fredda, solo la politica può costruire ponti con una società civile russa che chiede libertà.

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Scotto: la pace per me è una politica, non una questione da anime belle

Antonio Bravetti, La Stampa

Non c’entra niente il posizionamento congressuale, è una posizione politica: dobbiamo parlare con lo straordinario mondo della pace che si è mobilitato negli ultimi mesi. Io e Stumpo non siamo Rossi e Turigliatto. Di solito l’estremismo è una malattia infantile del comunismo: non ce l’avevo a ventisette anni, quando da parlamentare votai sempre la fiducia al governo Prodi, figuriamoci oggi che ne ho quarantacinque. La mia storia è quella di uomo della sinistra di governo.

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Scotto: basta armi. Ora il Pd è altro, scelga la pace

Alfonso Raimo, l’Huffington Post

Credo si debba fare un bilancio onesto dopo undici mesi. La domanda è: il prossimo giro cosa invieremo? E per quale obiettivo strategico? La pace non è questione di bontà d’animo, è una politica. Siamo a una svolta molto pericolosa nel conflitto. A questo punto chiediamo al Parlamento, e al Pd in primis, di dire ‘basta armi’ e adottare una convinta politica per la pace. Io lavoro perché tutto il campo progressista, oggi collocato all’opposizione, arrivi a maturare una linea diversa con un protagonismo parlamentare più evidente.

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Oggionni: Pd cambia davvero se rimette al centro la lotta alle disugaglianze

Simone Oggionni, Domani

Al governo c’è la destra (anche per gli errori strategici e tattici compiuti negli anni passati) e dentro il Partito democratico è maturata una riflessione autocritica, che ha innescato il percorso costituente e rifondativo. Con il nuovo Manifesto qualcosa si è messo in moto. Questo a me pare il tempo in cui contribuire a una fase nuova nella storia della sinistra e del centro-sinistra italiani, provando a rafforzare e a cambiare il più grande partito progressista del nostro Paese. Vale per chi, come me e come molti di noi, non ha mai avuto in tasca la tessera del Pd.

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Scotto: adesso basta aiuti militari. Non voto il decreto Ucraina, ecco perché

Arturo Scotto, Il Fatto quotidiano

Arriva l’ennesimo decreto che per un anno destinerà all’Ucraina altre risorse militari, con il Parlamento a ratificare. E senza uno straccio di road map politica se non l’allusione mobilitante alla necessità di vincere la guerra. Vincere la guerra contro una potenza nucleare significa mettere nel conto l’armageddon. La politica ha scelto di riposarsi affidandosi alla scorciatoia più deresponsabilizzante: quella militare. Il senso di responsabilità mi dice invece che bisogna riaprire il dibattito sul disarmo e la strada della diplomazia per fermare la guerra.

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