Giulio Colì: cara sinistra, mi manchi. Ecco come ti vorrei. #ricominciodatre

#ricominciodatre

di Giulio Colì

Cara Sinistra,

come stai? Tutto bene?

Io ho da poco compiuto vent’anni, frequento il primo anno di università e alle ultime elezioni ho votato LeU.

Te lo dico con estrema sincerità, sono stato titubante fino all’ultimo momento, alcuni aspetti non mi convincevano e avrei preferito vedere uno scarto più deciso con il passato coinvolgendo maggiormente le forze giovani del movimento.

Ho apprezzato però alcuni temi che nessun altro partito ha affrontato, o meglio non con la giusta impostazione. Per apprezzato non intendo dire il “meno peggio”, ma parlo di proposte che realmente mi hanno entusiasmato e che ritengo fondamentali per l’edificazione di una società davvero libera e uguale: parlo della capacità di individuare dei riferimenti concreti e contemporanei, come le socialdemocrazie scandinave, Jeremy Corbyn e il sistema fiscale tedesco, di pensare al welfare state, allo stato sociale come un elemento centrale e decisivo per abbattere le diseguaglianze, di cogliere già da oggi le sfide del domani, come la robotizzazione e la digitalizzazione del mondo del lavoro e la decarbonizzazione e riqualificazione delle industrie, affrontandole in maniera organica e strutturale.

In mezzo a molti errori, qualcosa di buono è saltata fuori: dunque, ricominciamo da tre? E poi, come si continua? Sono tantissime le cose da fare, ma qualche idea me la sono fatta.

Io sogno un partito che sappia porsi in netta discontinuità con il passato, riconoscendo gli errori del blairismo e della Terza via, che sappia disegnare non solo una nuova sinistra, ma il sogno di una nuova società da condividere con partiti fratelli per costruire insieme una nuova idea di Europa, che sappia essere popolare, ovvero con il popolo e fra il popolo, cercandolo nelle mense e non (o meglio non solo) negli “apericena”, che sappia riscoprire il pensiero di Antonio Gramsci, non come martire comunista, ma come uomo e filosofo che ha saputo capire il suo tempo elaborando degli strumenti teorici ancora oggi rivoluzionari, che sappia costruire una classe intellettuale capace di parlare non solo ai circoli e ai salotti, ma alla comunità tutta, raccogliendo l’eredità di Calvino e Pasolini, che sappia fare della cultura e dei suoi luoghi uno strumento di inclusione sociale, che sappia sostenere i diritti civili senza slegarli dai diritti sociali ricordando che gli uni sono effettivi e duraturi solo se sostenuti dagli altri, che sappia accogliere i progressi della tecnologia distribuendo i profitti fra i molti, non concentrandoli nelle mani di pochi, che sappia fermare le sempre più selvagge privatizzazioni per riscoprire la bellezza di un settore pubblico efficiente e di qualità. Si, bellezza. Il termine non è casuale perché come altro si può definire un ospedale, un bus, una scuola a cui ciascuno contribuisce secondo le proprie capacità e ne può fruire secondo i propri bisogni?

Questo non è tutto, ma è ciò che non sento e che vorrei urlare.

Ora ti saluto Cara Sinistra, fammi sapere cosa ne pensi e guarisci presto. Mi manchi!