Sull’assemblea (quasi) permanente di Roma: una prima sintesi. #ricominciodatre

#ricominciodatre

di Benedetta Rinaldi Ferri

Si sta tenendo a Roma l’Assemblea cittadina di MDP, che dovrebbe volgere al suo termine Martedì 3 Aprile, dopo tre giorni di interventi. Riporto di seguito alcuni punti certi emersi nella discussione al fine di facilitare i lavori.

Comincerei col dire che le vie della mediazione politica sono infinite, ed è bene che restino tali. Il punto però è saperle percorrere con un po’ di giudizio e soprattutto con senso della prospettiva. A Roma e nel Lazio fatichiamo a mettere a fuoco entrambi.

Un primo punto estremamente basilare sembra essere condiviso: senza una regola democratica e organizzativa, ancorché minima, è subito stato di natura. I gruppi dirigenti locali faticano a tenere le redini delle trattative politiche, il gruppo nazionale interviene senza un disegno riconoscibile, i militanti si riuniscono. Niente di drammatico in sé, bando al facile sarcasmo: ci stiamo dicendo che serve un’organizzazione per gestire la fase e contemporaneamente pensare a un rilancio della nostra iniziativa sulla città.

L’Assemblea di Roma si concluderà Martedì, terzo giorno di interventi. A mo’ di servizio – sottolineo ‘servizio’ – vale la pena ricordare che sono stati presentati finora due documenti da parte rispettivamente del Gruppo Donne e di Liberi e Uguali Municipio II. I documenti sono simili e a tratti identici nelle conclusioni.

Riprendendo l’intento fondamentale dei nostri dirigenti per la costruzione di un soggetto unico della sinistra (corsivo mio)

“saremo promotori, insieme ad altre ed altri, di un processo largo e partecipato, inclusivo ed innovativo, un percorso democratico, mettendo insieme ciò che si è attivato ed organizzato. Più e meglio della somma di ciò che c’è. Per farlo, per farlo bene, occorrono coraggio, umiltà ed unità

il documento del Gruppo Donne chiede

“l’avvio di un percorso costituente di pensiero, direttamente gestito dalle realtà territoriali in reciproco coordinamento”

mentre l’Assemblea del Municipio II

“concorda sulla necessità di proseguire nel progetto di costruzione della sinistra unitaria, a condizione di un cambio radicale dei processi politici, dell’immediata adozione di veri e trasparenti percorsi di partecipazione e di decisione.”

La richiesta sembra largamente condivisa (tanto è condivisibile). Restano da chiarire il chi, il come e il quando.

Stando alle ultime relazioni, l’Assemblea Nazionale dei Delegati sarà chiamata a breve a ratificare termini, modalità e base ideologica del processo costituente. Sottolineo due problemi: modi e tempi della preparazione, perché se è vero che

“è fortemente avvertita l’esigenza di non disperdere le risorse e le forze mobilitate nel percorso e, da ultimo, in campagna elettorale” (Municipio II)

allo stesso modo

“bisogna riprendere il dialogo ed il confronto con tutte/i coloro che sono disponibili, senza esclusioni” (Municipio II)

Stante la premessa – senza regole, stato di natura e gestione politica precaria – si capisce bene come diventi prioritario fare le cose al meglio evitando

“accelerazioni organizzative a freddo, contrassegnate dai metodi verticistici e burocratici finora impiegati” (sempre il Municipio II).

L’Assemblea LeU, costituita more geometrico, sembra dover essere convocata senza troppi preparativi. Ora però se l’obiettivo di Liberi e Uguali è quello di fare

“più e meglio della somma di ciò che c’è”

sarebbe forse più sensato provare a ripartire con il piede giusto e quindi organizzare un percorso diverso che garantisca fin da subito e con i tempi necessari (ripropongo gli obiettivi dei documenti):

  1. l’avvio di una fase di elaborazione della proposta che metta al centro i temi del lavoro e del non lavoro, i meccanismi di concentrazione della ricchezza e della povertà, i regimi di austerità, il ruolo dell’Europa e dell’Euro, gli effetti del capitalismo digitale;
  2. l’avvio di un’analisi puntuale della società e l’individuazione dei soggetti che si vogliono rappresentare, tenendo conto che sempre più lo scontro sembra essere tra “alto e basso”;

Non solo, che si misuri su:

  1. democraticità e chiarezza sulle sedi della decisione, oltre l’attuale logica intra-partitica;
  2. leadership riconosciute e riconoscibili (possibilmente non calate dall’alto);
  3. la più larga circolazione del pensiero attraverso una discussione larga e preliminare nelle assemblee territoriali;
  4. la consuetudine del lavoro comune e il consolidamento di un pensiero collettivo aperto al territorio e al mondo associativo e sociale;
  5. l’individuazione di nuove modalità per la militanza politica e l’attività organizzata del partito, nel tempo del lavoro precario e flessibile;
  6. l’approfondimento di temi indispensabili alla conduzione del progetto per l’unità della sinistra, valori e principi etici compresi;
  7. l’elaborazione della forma-partito e del suo statuto, la stesura delle regole di partecipazione informata e dei percorsi di decisione trasparente.

A tutti noi di tirarne qualche conclusione.