Grazie a tutti per l’attenzione. Ai commentatori di Liberi e Uguali

| Articolo Uno

Ringrazio con affetto sincero tutti gli amici che si stanno preoccupando dei processi democratici in Liberi e Uguali e che non hanno perso tempo per correre in nostro soccorso e spiegarci che siamo dei sempliciotti, un po’ stupidini e facili all’entusiasmo. Li ringrazio anche di averci così prontamente messo in guardia, illustrandoci tutti i difetti del presidente Grasso, così come dei vaticini sul nostro fallimento annunciato e sulle nostre future alleanze di governo.
Cosa volete, perdonateci, siamo fatti così. Siamo donne e uomini che – a spese loro, senza nessun rimborso – siamo andati a Roma, partendo dai 4 cantoni del mondo (già, pensate che dividono la nostra illusione compagne e compagni che han lasciato il Brasile, la Transilvania, l’Australia, il Regno Unito, l’Ungheria, la Svizzera, la Germania, la Francia, il Belgio oltre, ovviamente, tutte le regioni italiane, isole comprese). Ci siamo andati dopo aver discusso un documento in ogni luogo, scritto ordini del giorno, fatto proposte. Ci siamo andati in 5000, per conoscerci, rincontrarci, incontrarci.
Certo avete ragione, avremmo potuto affittare un posto più grande e magari meglio servito. Ma noi siamo così, non avendo dipendenti da mettere in cassa integrazione abbiam preferito spendere i soldi che avevamo (pochi), invece di quelli che non avevamo. Certo, avete ragione, avremmo potuto fare le elezioni primarie aperte per scegliere una figura di riferimento, invece ci siamo limitati ad incontrarci, a parlarne tra di noi nelle assemblee locali, provinciali, regionali, avendo rese pubbliche le date degli incontri… ma si sa, quel giorno avevate judo e non siete potuti passare a darci il vostro punto di vista.
Ed avete sicuramente ancora ragione a ricordarci che, tra di noi, ci sono donne e uomini che avevano creduto in un percorso e hanno avuto il coraggio di interrompere quel percorso quando gli è parso impossibile continuarlo. Voi che siete così puri da non aver evangeliche travi che lambiscono le vostre palpebre fate bene ad occuparvi delle pagliuzze altrui, e ve ne siamo grati. D’altronde avete la fortuna, beati voi, di avere al vostro fianco figure di alto spessore, mica sempliciotti che credono che le cose si possan cambiare anche così. Ed è giusto ricordarci che è ora di mettere in avanti solo “i ggiovani”, quelli che non si sono compromessi, quelli – in sintesi – che non hanno ancora avuto modo di sbagliare. Neanche di fare esperienza peraltro, ma immagino che voi apparteniate a quei fortunati che se vanno in ospedale chiedon d’essere operati dal più giovane studente e non dall’augusto ed anziano primario, che se cercano un avvocato lo trovano tra i praticanti abilitati al patrocinio e non tra i vecchi tromboni, che la casa – potessero – se la farebbero disegnare da un liceale – non ancora corrotto dal sistema – e non certo da un pisquano qualunque che magari saprà pure fare i conti di quanto ferro serva e della portanza, ma è di certo sospetto perché lo ha già fatto in passato.
E poi si sa, tutti quelli che avevan smesso di far politica 4, 5 anni fa perché non si riconoscevano nel Pd, quelli che manco ci sono entrati e quelli che ne sono usciti, hanno solo un sogno in comune: fare un bel governo con il Pd per ritrovarsi con gli stessi che li hanno insultati e derisi, ma in posizione di maggiore subalternità, nel ruolo di “stampella”. In effetti, perché restare e negoziare qualche collegio sicuro se ci si può lanciare in un’avventura che non garantisce manco uno strapuntino, perché ritornare alle riunioni sino a tarda notte, ai viaggi, ai giorni di scrittura se ci si poteva accontentare di dire “non siamo d’accordo” e bona lì.
Grazie amiche ed amici per l’attenzione che avete voluto portare alla nostra avventura, alle nostre scelte, con cotanto trasporto, con quello spirito critico che a noi, accecati dalla nostra dalemasessualità, dall’irresistibile fascino di Bob Hope, dall’eleganza di Fratoianni, la mucca di Bersani, i pensierini di Visco, la cameratesca simpatia di Pippo, eccetera eccetera, a noi, dicevo, fa difetto.
Ogni vostro contributo, ogni vostra riflessione è sempre benvenuta, non vediamo l’ora di sentirci ancora limitati, inutili, un po’ scioccarelli.
Aiutateci ancora con le radiografie, con la vostra profonda conoscenza dei meccanismi interni dei Balcani degli anni `90, il ruolo insostituibile che avete avuto nell’antimafia (voi), e soprattutto con quella purezza che ha così bene descritto il vate di Pavana ne “La Genesi”: “Restò pensoso e gli parve un po’ strano, ma scosse il capo: chi non fa non falla!”.

Filippo Giuffrida Repaci

Giornalista, da un quarto di secolo a Bruxelles, è stato corrispondente e inviato per varie agenzie stampa italiane e straniere, dopo aver appoggiato da qualche parte la toga con cui si era occupato di diritto del lavoro e sindacale per anni. Profondamente Antifascista, è uno dei fondatori di ITACA, “la casa di chiunque parta” che gestisce, tra l’altro, l’Osservatorio sulla Mobilità Internazionale della CGIL.