E se il segreto di una politica davvero efficiente fosse la lentezza?

| L_Antonio

Le cronache politiche sono diventate un assemblaggio di tentativi frettolosi e quasi sempre mal riusciti. Pensate alla legge elettorale alla ‘tedesca’: è stata una specie di fiammata, una cosa che ha conquistato la commissione parlamentare e le pagine dei giornali per alcuni giorni per poi morire dinanzi al primo voto segreto, su un emendamento peraltro marginale rispetto all’impianto complessivo del provvedimento. Ma pensiamo anche all’Italicum, spinto in fretta e furia per due anni fuori e dentro le commissioni, le aule, le riunioni, i dibattiti, i proclami per poi esplodere come una specie di bolla d’aria. E che dire della riforma costituzionale? Idem. In tutti questi casi percepivi un senso di fretta, di costipazione, di cose che dovevano prendere corpo ed essere approvate in un lampo, quasi secondo tempi televisivi e non quelli propri della democrazia rappresentativa. Anche la marginalizzazione dei corpi intermedi, in fondo, è figlia della stessa logica, per la quale troppe mediazioni, troppa chiacchiera, troppi tempi lunghi alla fine zavorrano le ideone dei nostri premier, e impediscono al circo politico-mediatico di esibire in pubblico trofei conquistati in pochi nanosecondi.

Questa fretta è il contrario dell’azione politica in senso forte. Ed è anche la peggiore nemica della sua efficacia. Sono in pochi a capire, ormai, che la mediazione non è affatto una perdita di tempo, ma il sale della politica, ciò che la rende davvero efficace, ciò che consente la celebre ‘governabilità’. Senza di essa è solo un chiacchierare e un mostrare i muscoli a colpi di road map e di votazioni forzate. Non saranno i premi maggioritari a garantire che si prenda una decisione davvero efficace. Non sarà lo strame della rappresentanza. I governi reggono se c’è dietro una maggioranza politica, felicemente rappresentativa, se quella maggioranza costituisce uno spazio entro cui di discute, ci si confronta, si approntano programmi condivisi, ci si accomuna in principi e ideali e indirizzi assunti nell’accordo reciproco. Nemmeno una dittatura è fatta solo di comandi e di imperio. Il contadino che voleva un raccolto in pochi giorni, si è ritrovato alla fine con il granaio vuoto.

Che cos’è allora la ‘lentezza’? Forse il senso più profondo del fare politica. Perché si ottiene di più e prima con la ‘lentezza’, che rabberciando soluzioni frettolose usa e getta: passando dal maggioritario al proporzionale nello spazio di un mattino, oppure decidendo oggi che si vota domani e domani che si vota tra sei mesi, salvo tornare indietro nella propria decisione e dichiarare che si ri-dovrebbe votare domani. Anzi ieri. Questo saltare di palo in frasca è la diretta conseguenza di una concezione per la quale tutto è tattica, tutto è tempismo, tutto è sorpresa o imboscata. Nel tentativo di accelerare, alla fine ci si dimentica pure il senso della cose che si dicono, e perfino se si è di destra o di sinistra o di entrambi o di nessuna. E si resta vittime dei due fattori principali che scatenano la ‘fretta’: 1) i tempi televisivi , l’accelerazione impressa alla politica dai media e i ‘sound byte’ oppure i 140 caratteri assunti a unità di misura; 2) la personalizzazione della politica stessa, che restringe al leader il campo d’azione e il destino di un raggruppamento politico, facendo terra bruciata di tutte le mediazioni possibili, appunto, della rete di relazioni, del partito come comunità solidale, intellettuale collettivo, principale corpo intermedio. Attorno all’individuo che va di fretta, sempre affannato, alla ricerca di risultati che non arrivano per evidenti ragioni, si fa il vuoto, che è un po’ la cifra di questa politica affannata, ansante, ridotta a chiacchiera mediatica e poco più. E si rimane soli.

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Alfredo Morganti Giorgio Piccarreta

Alfredo Morganti è da sempre appassionato di politica e di sinistra. Ama scrivere. Suona la batteria. Da qualche tempo si è scoperto poeta. Giorgio Piccarreta è funzionario del Comune di Roma. Coltiva orti, letture, l’amore e, fin da piccolo, la passione per la politica. Di sinistra.